Bisogna avere un religioso rispetto per la scelta immediata firmata da Giancarlo Abete, presidente della federcalcio, di chiudere per lutto il calcio. È avvenuta sulla spinta emotiva di una tragedia consumata sotto gli occhi umidi di una città, Pescara, e rilanciata in tutto il mondo dalla tv e dal sistema dei media. Non ci si può nemmeno dividere nei tradizionali partiti («giusto così, no, è stato un errore») oppure assegnare patenti di sensibilità a chi condivida la sospensione e quella di cinismo spietato a chi invece risulti di opinione opposta. Rispetto sì ma si può avere una visione diversa senza incorrere in scomuniche. Così come bisogna fare giustizia di una frettolosa chiosa data ai fischi di San Siro arrivati dopo il primo annuncio della sospensione, poco chiaro, sostituito qualche minuto dopo da un secondo, molto più didascalico («a causa della morte del calciatore del Livorno Morosini...») scandito dagli applausi in maggioranza rispetto a qualche fischio di demenziale disapprovazione. Non siamo circondati da belve assetate del sangue di calciatori, per fortuna. Il blocco del calcio italiano ha avuto, come è stato scritto, il senso di un dolente atto di civiltà cui però avrebbe potuto e dovuto seguire il giorno del ricordo, così come è avvenuto in altri campionati europei dove pure l’identità della vittima non era nota mentre hanno colpito al cuore le sequenze della tragedia.
Sarebbe forse piaciuto allo stesso Morosini - ce l’hanno descritto come un giovanotto incapace di arrendersi alla morte dei suoi familiari - se il calcio avesse scelto un’altra strada. E cioè di far seguire al lutto e allo sgomento, allo smarrimento e ai veleni per le polemiche sui soccorsi, il giorno del ricordo collettivo e delle vita, riaprendo gli stadi. Tutti insieme, i colleghi più o meno famosi del Moro, ne avrebbero onorato la memoria e reso omaggio alla sua passione primaria che era l’unica risposta, positiva, agli sgambetti infami del destino. Adesso c’è un altro rischio da segnalare in anticipo. E cioè che i diversi soggetti del calcio italiano disperdano in cento rivoli le iniziative e gli interventi da apparecchiare affinché la tragedia di Pescara non passi invano sulle nostre teste.
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