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Perisic salvagente Inter. E Marotta si scaglia contro Var e Nazionali

Uno-due di Gervinho, affare mancato. Poi Brozo e l'altro croato al 92'. Conte: "Noi poco cattivi"

Perisic salvagente Inter. E Marotta si scaglia contro Var e Nazionali

Solo un guizzo di Perisic nei minuti di recupero evita all'Inter la sconfitta casalinga contro il Parma (2-2). Conte trova un altro muro dopo quello dello Shakhtar e anche stavolta rimbalza senza riuscire a sfondarlo. Un anno fa, dopo 6 partite - tutte vinte - aveva 7 punti più di oggi. Il confronto è impietoso, ma tant'è: i conti si faranno tra 7 mesi. Doppio Gervinho, nerazzurro mancato solo un mese fa (Pinamonti costava meno) e Parma avanti fino a un soffio dalla fine. Finale palpitante, post partita infuocato: l'Inter reclama un rigore (netto, peraltro) non concesso proprio a Perisic e lo fa con Marotta, sollecitato da Conte alla vigilia («parlino i dirigenti, non posso essere io a metterci sempre la faccia»). Sotto accusa Piccinini (promosso da quarto uomo ad arbitro per l'infortunio del designato Pairetto nel riscaldamento), ma soprattutto il Var. «Il rigore era palese: o l'arbitro fa più attenzione o deve intervenire il Var. C'è un vuoto regolamentare, ma non possiamo assistere a continue valutazioni sbagliate».

Marotta protagonista anche nel prepartita, quando minaccia il no dell'Inter alle prossime convocazioni delle Nazionali («saremo rigidi, gli impegni vanno limitati... Più rispetto verso i club»). Almeno in questo, Conte è stato accontentato. Un po' meno dalla partita. «Siamo poco cattivi in attacco, creiamo tanto ma sbagliamo troppo», l'accusa del tecnico alla squadra. A Liverani basta poco per bloccargli le fasce, principale risorsa dell'Inter. Si schiera a 5 in difesa (come una settimana prima il Genoa, 0-0 per 65 minuti) e a Conte resta una sterile e innocua superiorità, ma rarissime vere occasioni. Il tecnico nerazzurro prova a rimediare invertendo più volte la fascia tra Hakimi e Darmian, ma non serve granché. L'Inter è lenta e prevedibile, quello è il vero problema. In mezzo manca un padrone del gioco: fatti i conti, il migliore in rosa resta Brozovic, che non a caso regala la scossa del gol appena entra in campo. Stavolta però manca soprattutto Lukaku: manca all'Inter e manca a Martinez, troppo isolato tra tante maglie gialle.

Gl'inserimenti dei centrocampisti sono rari e quasi sempre fuori tempo. Gagliardini, al rientro a tempo pieno, sembra la brutta copia del giocatore visto nel finale della scorsa stagione (sembra cioè Gagliardini). Eriksen galleggia tra le linee e galleggia nella sfida finché il risultato resta in equilibrio: quando l'Inter va sotto, è il primo a uscire (con Gagliardini). Al primo battito di ripresa (20), lo schiaffo di Gervinho (gol al volo su lancione da 40 metri di Hernani) non sveglia l'Inter, anzi la rintrona. Servirà il secondo colpo dell'ivoriano (destro vincente su filtrante rasoterra di Inglese), stavolta un cazzotto vero, per scuotere i nerazzurri. Dentro prima Brozovic e Vidal, poi Pinamonti e infine Young e Nainggolan, in teoria tanta roba: il croato dà la scossa col gol (bello) dell'1-2, facendo quel che a Eriksen sostanzialmente non riesce mai. Il Parma barcolla e ripara all'angolo come un pugile, forse in affanno fisico, ma certamente non tattico: Liverani cambia quel che può cambiare, addensa oltremodo il centrocampo, tiene folte le fasce e come un pugile all'angolo aspetta il gong che varrebbe 3 punti.

Arriva prima la testata di Perisic, kappao dei sogni emiliani: non è un colpo proibito, ma un gol scaccia-crisi per l'Inter.

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