TorinoCi sarà pure un motivo se Mohamed Salah viene soprannominato il 'Messi d'Egitto'. E la Juve se n'è accorta ieri sera, venendo asfaltata (1-2) da due invenzioni del non ancora 23enne giocatore arrivato in riva all'Arno come contropartita per Cuadrado e con il Chelsea che fino a fine stagione ne pagherà lo stipendio. Pochi lo conoscevano, tutti adesso sono ai suoi piedi. E che piedi, soprattutto il sinistro: magico, felpato, elegante. Un piede che ha battuto Storari due volte, la prima delle quali con una vera e propria perla: cavalcata di sessanta metri palla al piede, Padoin doppiato manco fosse un duello tra il Mennea dei bei tempi e uno juniores qualsiasi, conclusione chirurgica all'incrocio dei pali. Semplicemente splendido, il suo quinto gol in sette partite e il quarto nelle ultime quattro: forse il più bello, certamente il più apprezzato da parte dei tifosi della Fiorentina, giunti in duemila anche a Torino e tornati a casa con un sorriso largo così. Perché l'accesso alla finale di Coppa Italia (ritorno, il 7 aprile al Franchi) vede adesso la squadra di Montella chiaramente favorita: per inseguire la decima Coppa Italia, alla Signora servirà imporsi al Franchi con due gol di scarto o per 3-2. Non facile, certo che no. E allora applausi alla Fiorentina, squadra che gioca a calcio dal primo all'ultimo istante senza paura, consapevole della propria forza e desiderosa di guardare in faccia avversari anche più blasonati.
Due minuti e la Juventus, schierata con il tridente, già potrebbe passare: Vidal pare quello vero e su un suo inserimento per poco Neto non capitola. Il piattone destro è però troppo largo e Pepe non ha il tempo per intervenire. Per la Viola l'inizio è poco meno che traumatico, ma Joaquin e Kurtic ci mettono non più di cinque minuti per combinare un duetto al termine del quale il destro dello sloveno finisce a lato non di molto. Si gioca senza troppi timori né alchimie, al punto che Salah trova modo e tempo per cesellare il gioiello di cui sopra: non c'è panico, però, tra le fila bianconere e allora vale la pena godersi lo spettacolo. Coman zoppica, Allegri fa alzare Tevez ma il francesino non vuole andarsene ed è lui ad avviare l'azione del pareggio: cross di Pepe, testa di Llorente, dormita di Basanta e pareggio ristabilito grazie al settimo gol stagionale del Re Leone.
Un colpo di qua e uno di là, Mati Fernandez impegna Storari e poi è Tevez - entrato dopo la mezzora - a scuotere i parastinchi di Richards. Bel match, intenso e aperto. Con le due corsie laterali che in fase difensiva patiscono qualcosa più del lecito, ma con buona velocità di palla e un tasso tecnico superiore a quello medio della stragrande maggioranza delle partite del nostro campionato.
La Fiorentina comincia poi la ripresa come meglio non potrebbe: Storari dice no d'istinto sulla conclusione ravvicinata di Richards, poi è ancora il folletto Salah a fare venire gli incubi alla retroguardia bianconera, in apnea ogni qualvolta che l'egiziano e Mati Fernandez combinano nello stretto. Non è altro che il preludio al raddoppio: Marchisio si fa rubare palla sulla trequarti, Salah ringrazia, mantiene una calma glaciale ed è poi facile con quel piedino fatato piazzare la palla dove Storari non può arrivare.
Da un portiere all'altro, è poi Neto (promesso sposo bianconero?) a dire no alla conclusione ravvicinata di Tevez, mentre Ilicic sfiora il 3-1 con un siluro che zittisce lo Stadium: Pereyra sfiora il 2-2, Diamanti si mangia il contropiede del ko e gli assalti finali dei bianconeri - che non perdevano in casa dal 10 aprile 2013, contro il Bayern Monaco - non determinano più nulla.Salah, sostituito a un quarto d'ora dalla fine, è il nuovo Principe di Firenze: se ne sentirà parlare ancora. Eccome.
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