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Piatek: "Sono nato pronto, subito i gol"

Maledizione del 9. Lui lo voleva, Leo scaramantico no: «Avrà il 19»

Piatek: "Sono nato pronto, subito i gol"

«Sono nato pronto». L'incipit non è un inedito (lo utilizzò Seedorf al debutto da allenatore del Milan e mal gliene incolse) ma nemmeno la spia di un ragazzo presuntuoso. Tutt'altro. Cris (così lo chiamano) Piatek piuttosto è un ragazzone pieno di entusiasmo e di fede nei suoi mezzi. Non ha nemmeno paura di sfidare un tabù visto che all'arrivo ha chiesto la maglia numero 9 sfidando i precedenti poco esaltanti. «Sono stato io a consigliargli un altro numero e non per scaramanzia, il 9 c'è sempre nel 19, la 9 deve guadagnarsela» la spiegazione di Leonardo non allergico alle macumbe. Non ha nemmeno timore di misurarsi subito col polacco più famoso di lui, Milik e il Napoli in arrivo a San Siro per una tre giorni suggestiva. «È un ottimo giocatore, in ottima forma, spero di riuscire a batterlo» è il suo primo spunto vincendo imbarazzo e l'emozione che spesso lo spinge a guardare Leonardo o Maldini per ottenere il consenso alle sue risposte, calibrate, in inglese o in polacco. La passione, antica, per il Milan è documentata da una foto da bambino, con l'asciugamano marchiato. «Eh sì, proprio così: consideravo Maldini una leggenda» la frase a corredo. Cris arriva da una squadra tormentata, tre allenatori in cinque mesi dalle parti di Pegli. «È stata una stagione turbolenta» spiega e racconta quasi per tranquillizzare la platea. È pronto anche a fare ditta con Cutrone. «Devo lavorare duro, insieme possiamo giocare e fare gol, farò di tutto per portare il Milan in Champions» è già questa la sua ossessione ripetuta più volte prima di mettersi in tuta e cominciare a pedalare.

Se Piatek è da oggi il nuovo centravanti del Milan a cifre nettamente inferiori a quelle previste per Higuain, il merito, oltre che di Elliott, è della dottrina Gazidis spiegata per filo e per segno dal manager sudafricano che ha voluto puntellare Leonardo e Maldini («hanno lavorato in circostanze difficilissime giorno e notte e sotto pressione») prima di esporre la linea guida del club. «Con Piatek abbiamo realizzato un investimento nel rispetto del FFP scegliendo un giovane di talento. Così vogliamo ricostruire il Milan che ha una reputazione senza macchia: servono grande disciplina, rispetto dell'Uefa, etica del lavoro e qualità. Non sarà facile, non so in quanto tempo realizzeremo questo risultato ma sono ottimista, ce la faremo» la missione complessiva che è tecnica e finanziaria. «Giovani senza escludere l'esperienza» è la formula citata da Paolo Maldini. Patti chiari e amicizia forse lunga con l'Uefa. Nella spiegazione di Gazidis c'è il succo del suo viaggio recente a Nyon: «Ho collaborato al FFP che ha contribuito a far diminuire le perdite nel calcio. Fino all'esito del ricorso al Tas non avremo conto delle restrizioni, le regole devono però consentire a un club come il Milan di rilanciarsi». Gelido l'addio da Higuain. «Non c'è più, voltiamo pagina» il glaciale Leonardo. «Qui resta solo chi ha voglia» il comandamento ripetuto da Paolo Maldini. Deve valere anche per il passato. Da Bonucci è arrivato dopo molti mesi il mea culpa. «Al Milan non hanno visto il miglior Bonucci». Amen. Così Higuain inseguito dagli sfottò di Mauri e Suso che hanno commentato le sue prime foto con la maglia del Chelsea. «Ci vuole una più larga» hanno scritto per giocare sulla stazza dell'argentino.

Dopo Paquetà e Piatek, c'è spazio per un altro arrivo, un esterno d'attacco (Calhanoglu in questo caso partirebbe).

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