Piedi (quasi) puliti

Se i piedi non sono puliti, il tifoso ha diritto di avere delle sentenze. La cosa peggiore è tirare una riga per arrivare a condanne immediate

Piedi (quasi) puliti
Ora tutti. Le scommesse so­no la fine definitiva di qualunque verginità cal­cistica: allora i magistrati vadano avanti. Hanno arrestato il capita­no della Lazio, hanno toccato il Genoa, mettono il naso nelle stan­ze del Chievo e della Sampdoria, hanno travolto Lecce, Bari, Nova­ra, Atalanta. Arrivano alla Juve, via Siena. Dicono: «Potremmo an­dare ancora avanti, ma non pos­siamo. Ci fermiamo. Non abbia­mo la gente che ci faccia le fotoco­pie ». E no. Perché questa storia adesso è troppo grande per non proseguire. Chissenefrega delle fotocopie: se le facciano da soli. Qui non si scherza più, ammesso che qualcuno abbia avuto voglia di farlo. Il calcio è una cosa troppo seria per rimanere sospesa, il tifo è troppo sacro per essere lasciato in balia dell’irrisolto: se c’è altro, de­vono continuare. L’Italia sa che cosa succede quando le indagini puntano solo in una direzione, o in due, o in tre, ma non in tutte. L’abbiamo visto vent’anni fa con Tangentopoli: si fermarono per non colpire l’ex Pci e fu la fine dell’inchie­sta, la fine della pulizia mai realizzata davvero. Fu il male di una giustizia che non funzionava e non funziona.La politica non s’è ancora ripresa, la magistratura neanche: due decenni vissuti co­sì hanno creato la cultura della diffidenza costan­te, lo scontro istituzionale totale, il giustizialismo usato come arma di distruzione di massa.

Nel pallone è uguale. Calciopoli è rimasta in­completa: abbiamo scoperto a posteriori che non c’era tutto, che a un certo punto s’era tirata una riga per arrivare alle sentenze in fretta. Que­sto ha creato il caos: sei anni dopo siamo ancora qui a parlarne, interisti e juventini si scannano tra scudetti revocati e non assegnati, oppure dati a tavolino.Se dai un alibi al tifoso è finita:c’è sem­pre un teorema, c’è la dietrologia, c’è la sindro­me del complotto. Allora non ci si può fermare. Se le scommesse sono il demone che si sta man­giando lo sport si deve raschiare tutto, bisogna dragare ogni sospetto. Seriamente e veramente. Non basta coinvolgere un big, altre due squadre importanti di A,e così convincersi che l’operazio­ne è riuscita.

Così si arriva sui giornali e in tv, non alla verità. Non serve neanche la spettacolarizza­zione folle da reality: il blitz nel ritiro della Nazio­nale a Coverciano è un’idiozia inutile. Serve a di­re: ci siamo,eccoci.Ma che cosa potrà mai custo­di­re nell’armadietto della sua stanza un giocato­re? Nulla.Però fa scena.È come in quei film,dove per fermare il ladro di caramelle arrivano con l’elicottero e con i cecchini sui tetti.I risultato otte­nutoècheDomenicoCriscito( indagato) nonan­drà agli Europei. E poi? Qui non bisogna giocare a fare i commissari tecnici, non ci sono toghe che devono decidere la formazione della Nazionale. C’è da scoprire se, chi, come, dove, quando e quanto ha truffato i tifosi. Suoi e di altre squadre. Fatti, non show.

La gogna è il vizio dal quale non si esce ed è an­che il limite della magistratura. Quella maledet­tavogliadi­dimostrarediessereStatotrasforman­do in colpevoli tutti quelli su cui si indaga. I calcia­tori sono detestati perché avidi, ricchi, ignoranti, sbruffoni. Farlipassarepertruffatoriecriminaliè facile. Però dev’essere vero. Il tifoso è più saldo dell’elettore: chi si sente tradito da un partito, la prossima volta vota qualcun altro. Il tifoso non cambia amore:s’indigna fino ad arrivare all’odio nei confronti del calciatore che gioca contro la propria squadra.Perché quello è l’infame.Ce ne sono già diversi così. C’è persino chi ha ammes­so, c’èchi ha parlato di quanto prendeva per ag­giustare una partita. Per gli altri serve serietà: for­se è vero che il calcio fa schifo tutto e forse è vero che i venduti sono molti di più di quanto si pensi. Ecco: bisogna togliere quel forse. Perché non ci possono essere cose in sospeso in questa vicen­da che sta ammazzando il pallone. I conti vanno chiusi, senza trovare colpevoli facili e senza la presunzione di pensare che punendo un gruppo gli altri capiscano com’è la storia:la giustizia che deve educare fa molto regime. Il calcio ha biso­gno di certezze, non di nuovi appigli per giustifi­care le proprie rivalità.

Avremo un campionato sconvolto. Non sapremo fino all’ultimo quale squadra giocherà in quale serie. Avremo punti di penalizzazione a pioggia, dati come quando il nonno estrae i numeri della Tombola a Natale. E questa è già una condanna, per tutti.

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