Calcio

Pioli e Ibra, le verità sulla crisi del Milan

Zlatan: "Non abbiamo esperienza per giocare da campioni d'Italia"

Pioli e Ibra, le verità sulla crisi del Milan

Più che i numeri, inquietanti di loro, uno su tutti (15 punti conquistati su 36 a disposizione nel 2023, media da 7-8° posto, ndr), possono le parole. Che non sono proprio pietre ma certamente martellate sullo scudetto ammaccato e sulla carrozzeria del Milan uscito dalla serata di Udine con un'altra sonora sconfitta e la sensazione di rischiare grosso per l'immediato futuro, cioè uscire dalle prime quattro e perdere la Champions e la bellezza di 50 milioni. Sono state le parole di Stefano Pioli, leader dello spogliatoio, a scuotere gli animi e le coscienze rossonere durante il viaggio di ritorno a Milano: «Quando una squadra fa una prestazione così vuol dire che l'allenatore ha lavorato male». Esattamente il contrario dell'intemerata di Antonio Conte a Londra dopo il 3 a 2 del Tottenham. Questione di temperamenti ma anche di stile nella comunicazione. All'intervento di Pioli ha fatto seguito quello di Zlatan Ibrahimovic spietato nell'offrire una spiegazione didascalica della doppia vita del Milan tra campionato e Champions. Ha scandito: «Non abbiamo esperienza per giocare da campioni d'Italia». Sono questi i binari da seguire per fare luce sul rendimento disastroso del Milan nel 2023, ma qualcosa si era intuito anche nell'ultimo periodo del 2022.

Innanzitutto appare ormai esaurito l'effetto benefico del cambio di sistema di gioco, a dimostrazione che puoi cambiare vestito, indossare anche lo smoking col cravattino nero d'ordinanza ma se hai le scarpe bucate e i calzini corti fai brutte figure. Secondo punto: è evidente che Pioli e Ibra concordano sul fatto che la rosa del Milan non è strutturata per reggere sul doppio fronte a causa del deficit che è innanzitutto tecnico, poi di personalità (uguale esperienza) e infine di ricambi all'altezza. Per capirsi al volo: non si può pretendere dal giovanissimo Thiaw, alle prime armi con il calcio italiano, che giochi tutta una stagione con la stessa attenzione e tensione ammirate col Tottenham. A Udine è stato con Tomori l'anello debole della difesa. Se poi all'improvviso, e non certo per un capriccio di Pioli, sono spariti dai radar Kjaer, Vranckx, Pobega, Adli, Dest mentre l'utilizzo di Origi, CDK e Rebic a mezzo servizio ha un peso identico quasi a zero, allora i riflettori devono puntare anche sul mercato estivo e ripetere quel che abbiamo sempre sostenuto in tempi non sospetti. E cioè che la regia del mercato ha fallito gli obiettivi e che la mancata sostituzione di Kessiè e il puntare 35 milioni su CDK sono errori di fondo da mettere nel conto dell'area tecnica e non certo di Pioli che sui social è finito sotto processo.

Infine la questione Leao.

Anche qui illuminante è l'analisi di Ibrahimovic: «Non sembra felice, qui si fa di tutto per farlo stare bene, si sentono tante cose in giro su di lui, deve stare concentrato e trovare equilibrio per fare il massimo». Avete capito?

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