Matteo Basile
nostro inviato a Genova
I tifosi che alla vigilia si sono attivati per farsi rimborsare il biglietto vista l'assenza di Cristiano Ronaldo, non convocato, avevano le loro ragioni. Ma visto il risultato, solo se juventini. I genoani di sicuro si saranno ricreduti e avranno lasciato perdere. Delusi o meno, a tutti ha comunque risposto Allegri. «Oggi neanche se veniva giù il Padreterno si faceva risultato». Onesto l'allenatore della Juventus. E realista. Perché con lo scudetto già in tasca e subito dopo l'impresa di Champions con l'Atletico Madrid ci può stare di avere un calo di tensione. Ma quello avuto a Marassi contro il Genoa è stato più simile a un crollo, costato la prima sconfitta in campionato. Poche idee e confuse, gioco lento e impacciato, giocatori svogliati. Insomma, l'opposto esatto di quanto visto martedì con l'Atletico.
Ci può stare perché ad alti livelli sono testa e motivazioni a fare la differenza. «Questa partita insegna che stare a certi livelli è una questione mentale - conferma Allegri -. Serve equilibrio, non devi giocare una partita e poi fermarti». Però, non è certo il caso di fare drammi. «Se dovevamo perdere una partita abbiamo scelto quella giusta. Venivamo da 20 giorni in cui c'era la preparazione alla partita con l'Atletico». Come dire: abbiamo dato tutto, dovremo ridare tutto, adesso serve un po' di stacco. «C'è da recuperare tutti, compreso io», ammette Allegri.
Fortuna per la Signora che possa gestire come più le aggrada le energie. Il distacco dal Napoli in campionato resta enorme e lo scudetto non è in discussione e così può preparare le gare che contano, quelle con la musichetta, con calma e serenità. Anche se, alla faccia di chi dice che il nostro campionato non sia allenante, arriva la prova provata che senza la giusta applicazione si va incontro ad imbarcate. Specie se si incontra una squadra che come il Genoa gioca libera di testa e con la voglia di fare un figurone.
Un Genoa che mette subito in difficoltà la Juve con Sanabria (unico acuto) e Romero (prossimo bianconero) ma l'ex Perin è sul pezzo. Alla mezz'ora Di Bello assegna un rigore al Genoa per tocco di mano di Cancelo ma il Var svela un precedente tocco di braccio di Kouame e annulla tutto. Dal pericolo scampato la Juve, disegnata con una difesa a tre che diventa a quattro in fase di non possesso, sembra prendere il controllo del gioco e pur senza strappi il gol pare solo questione di tempo.
Arriva infatti la rete, nell'unico vero tiro verso la porta di Radu, ma l'urlo di Joya di Dybala è bloccato ancora dal Var che individua un precedente fuorigioco di Emre Can. Juve arrabbiata che si scatena? No, molle che sparisce. E se è vero che le plusvalenze aiutano i bilanci ma non fanno gol, ecco materializzarsi l'eccezione Sturaro. L'ex bianconero, tornato in rossoblù per sorprendenti 18 dopo 6 mesi anonimi allo Sporting Lisbona, debutta e al secondo pallone toccato azzecca il destro a giro che annichilisce la Juve. La Signora infatti sparisce dal campo e nemmeno 10' più tardi si becca il secondo gol, firmato dal sempreverde Pandev.
Applausi al Genoa ma troppo brutta questa Juve
per essere vera. Tanto da poter chiedere un rimborso. Magari sotto forma di altre notti di festa con quella musichetta bella in sottofondo. In fondo, da adesso in poi, quello che si chiede alla Signora è soltanto quello.
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