Pogba, baby sottratto ai diavoli

Pogba, baby sottratto  ai diavoli

Gli assenti hanno sempre ragione. Buffon innanzitutto, una pernacchia clamorosa a chi dubitava sul suo malanno muscolare. Poi Conte, sempre in tribuna a osservare i giochi. Quindi Caceres e Pogba, riserve, si diceva una volta, e precettati per disgrazie altrui. Il football non è scienza, è anche e soprattutto cronaca imprevedibile e imprevista. Caceres era stato liquidato un anno fa dagli stessi che poi lo hanno richiamato. Dopo il gol di cabeza, l'uruguagio ha offerto alle telecamere il petto tartarugato e si è messo a correre, come invasato, verso la tribunetta per abbracciare Vidal, stupito dall'affetto ma ancora imbolsito da una prova sgonfia assai.
La faccia di Paul Pogba è, invece, quella impertinente mostrata dopo l'al volo vincente: uno che a diciannove anni ha avuto il coraggio o la presunzione di dire di no a un sir di settantuno anni di nome Alex e di cognome Ferguson e di chiudere la porta e la valigia a Manchester per traslocare a Torino. Uno così, pagato zero, lui, ma, dice radio mercato, un pacco di milioni altissimo (4) al procuratore che, guarda un po' le combinazioni, chiamasi Raiola Mino, il Figaro del calcio mercato mondiale; uno come monsiuer Paul che appartiene a una fabbrica di pupi, la Pogba association, perché con lui giocano a football due fratelli, gemelli, Florentin, nel Sedan in Francia e Matthias, in Inghilterra nel Crewe Alexandra, in breve tre ragazzi con il sangue della Guinea ma con la scuola di Le Havre nei piedi, roba buona per la nazionale di Deschamps.
Controllando il curriculum del ragazzo juventino viene segnalato che a tredici anni era già capitano della squadra, il Torcy, e a sedici della nazionale di categoria, per poi crescere e salire di grado e di club, con qualche bizzarria, la sospensione di sei mesi dalla nazionale giovanile francese per colpa di quel passaggio clandestino al Manchester United ripagato dal manager scozzese, secondo usi, con un mazzo di fiori alla mamma e un libro sulla storia del club. Lo stesso Ferguson ha esitato troppo a rinnovare l'affitto del ragazzo e lui se l'è presa, d'accordo il fascino dell'Old Trafford ma il campo, l'odore della partita, il gol, la sfida continua, erano ipotesi, probabilità basse, sette presenze in tutto sono nulla in un anno lungo.
La Juventus lo ha acciuffato, anticipando il Milan incerto sul fare, e ha seguito le indicazioni di Raiola e l'okkey di Conte, il futuro è incominciato con il Napoli, un fuoco d'artificio nella serata torinese.
Adesso già si scrive e si parla di paragoni illustri e facili, Vieira e Desailly, francesi di colore, di ruolo e di gloria ma qualcuno, tra i tifosi juventini, sta già sognando un francese d'oro dopo Platini e Zidane, altra razza, altra storia ma stesse nuvole di desiderio.

Paul Pogba ha detto che la scelta di trasferirsi a Torino gli è stata suggerita dal passato juventino di quei due grandi signori di Francia, a conferma che gli studenti hanno bisogno di libri di testo scritti dai campioni e non dai docenti di tattica. In alcuni casi servono anche le riserve. O no?

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