Ma la politica eviti l'invasione di campo

I solerti esponenti dell'ufficio della procura federale hanno spedito tempestivamente al giudice sportivo la pagliacciata di Kessiè e Bakayoko

Ma la politica eviti l'invasione di campo

Milan-Lazio ci ha offerto di tutto: per restare al prato di San Siro ci ha regalato rigori fischiati e cancellati, rigori fischiati e confermati, rigori ignorati e reclamati a viva voce. Immancabile la zuffa finale innescata dal calcetto proibito di Luiz Felipe a Suso che ha innescato il parapiglia e che, a quanto pare, dev'essere sfuggito ai solerti esponenti dell'ufficio della procura federale. I quali invece hanno spedito tempestivamente al giudice sportivo, perché prenda provvedimenti, la pagliacciata, chiamiamola per quello è stata, di Kessiè e Bakayoko, i quali a fine partita si sono presentati sotto la curva amica esibendo a mò di trofeo la maglia di Acerbi ricevuta poco prima. Quelli del Milan, con Gattuso in prima linea, non hanno chiuso un occhio. Rino, trasparente fino a sfiorare l'autolesionismo a volte, ha dettato: «Chiediamo scusa ad Acerbi, dai miei voglio più lavoro e meno social». Perfetto. Qualche minuto più tardi i due interessati, capita l'antifona, hanno pubblicato altrettanti post con le scuse personali al loro collega che l'aveva presa molto male, parlando addirittura di gesto capace «di diffondere odio». E i «buu» che subiscono Kessiè o Kean cosa sono? Eppure l'aspetto più inquietante di tutta la vicenda è quello che ha avuto come protagonista il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega allo sport Giancarlo Giorgetti (si dichiara tifoso del Southampton) il quale ha giustamente stroncato l'episodio definendolo «stupido, inqualificabile e indegno» ma poi si è spinto oltre il confine del proprio ruolo invocando addirittura «i giusti provvedimenti per stigmatizzare quello che è accaduto» come per suggerire una eventuale squalifica che avrebbe davvero i connotati della sproporzione. La politica, di solito, è usa a queste invasioni di campo in concomitanza di eventi sportivi di grande rilievo internazionali. I nostri archivi sono pieni di precedenti storici e di scontri memorabili: la spedizione in Cile per il tennis, per esempio, o la partecipazione alle Olimpiadi di Mosca autorizzata da Carraro presidente del Coni nonostante il veto di Craxi presidente del Consiglio.

Giungere al punto di intromettersi in una partita di calcio è il primo caso e speriamo anche l'ultimo. Che denota la concezione assai pericolosa del potere e il disprezzo dell'autonomia di alcuni settori chiave del Belpaese. Che siano la Banca d'Italia o il campionato di serie A poco importa.

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