Vieni dietro a me, sembrava dire Amos mentre Caterina parlava alla sua pietra che trovava l'oro olimpico, e lascia dire chi non sapeva nemmeno cosa fosse il curling prima di questa avventura. Constantini e Mosaner la coppia che ci ha portato nell'isola dove dovrebbe sempre stare lo sport: semplicità, armonia, l'atmosfera che si vive più fra un gruppo di amici invitati per caso alla festa. Portatori di gioia anche se non erano quelli più attesi al ballo olimpico nei Giochi invernali dove molti ricchi già piangono, molti separati in casa hanno scoperto di poter fare meglio di chi sta nelle cucce federali.
Magari potesse andare avanti così in uno sport con soli 333 tesserati, Caterina è una delle 39 donne. Come ai tempi del Moro di Venezia, una barca, un sogno, anche chi non aveva mai governato una vela ha voluto sapere tutto. La stessa cosa per il curling che fino a ieri avevano visto soltanto nel Ballo del Pinguino o seguendo James Bond dove il te si prendeva lanciando pietre senza sentire il suono delle cornamuse che precede ogni gara.
Certo che li abbiamo ammirati, la nostra poliziotta e questo aviere di quasi due metri che ama pure il ciclismo. Ci piacciono gli esploratori, ci affascina chi va in gara e mette tutto quello che ha: senso dell'armonia, forza, equilibrio nella gioia, calma quando la pietra va per conto suo. Lavoro, allenamento, pazienza. Una vita povera, un vita grande.
Certo fortunati a vivere una giornata come quella passata prima di salire sul quel podio senza ascoltare il borbottio di chi, magari nelle bocce, abile nell'accosto o nella raffa, sperava di avere un giorno di gloria olimpica e oggi si domanda come mai il curling sì e loro, che sono certo più di 330 a praticarlo, no. Non tutti hanno la chiave per entrare. Pensate che persino una nobile arte come la boxe è stata messa alla porta per i Giochi estivi che si faranno a Los Angeles dopo Parigi.
Ora godiamoceli questi sorrisi prima che facciano altre piste dove praticare il curling oltre a quelle di Cortina, Cerbaia Lusignano e Pinerolo, inventata per le olimpiadi torinesi del 2006. Come direbbero i nostri campioni della pista nel ciclismo non illudiamoci. Speriamo soltanto che non cominci il girotondo dei curatori d'immagine, quelli che stanno attenti a tutto quando si prendono cura di un campione, magari ignorando che è lo stadio, la pista, la piscina, la palestra quello dove non devono sbagliare una mossa, non nella scelta delle scarpe da passeggio.
Il premio del Coni, 180mila euro a testa, forse cambierà per un po' la loro vita, ma ci
auguriamo, come suggeriva Dante, che stiano fermi come torri senza crollare mai anche se soffierà presto il vento dell'ipocrisia dove il campione dello sport serve in parata, ma non sarà mai aiutato nella scuola del vivere.
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