Ci sono due modi per preparare il mondiale prossimo dopo un anno scandito da troppi pareggi, 4 consecutivi, gli ultimi, e un deficit allarmante (numero di gol subiti, sette). Uno è quello classico: tutti al lavoro per cambiare la serratura della Nazionale ed eliminare difetti, amnesie e cali di tensioni che procurano numeri da brividi (53 gol subiti nelle 50 partite targate Prandelli). L'altro è invece quello scelto dal Ct in carica che al ritorno da Londra rilucida la sua vocazione che ricalca quella del calcio italiano (si segna di più, ci si difende meno). «La mia Italia è nata per attaccare, se non lo fa è una squadra come tante altre. Per il mondiale preferisco una squadra che rischi fino in fondo» l'avviso ai 23 naviganti che con lui dovranno condividere l'avventura brasiliana. Preparata nei ritagli di tempo di una stagione che da qui a maggio gli consente un solo appuntamento ufficiale (amichevole con la Spagna) e appena dieci giorni di tempo per allenamenti e test fisici. Meglio riporre nel cassetto la prospettiva di qualche stage settimanale. «Piuttosto che niente, meglio piuttosto» il sano realismo di Prandelli che si concede sull'argomento l'unico passaggio amaro, «c'è un calendario troppo fitto, troppi interessi, e troppo poco in favore della Nazionale, eppure rappresentiamo l'Italia nel mondo» il lamento che si aggiunge a quelli dei suoi predecessori. Solo Sacchi riuscì nell'impresa: ma all'epoca, con Matarrese presidente federale in sella, «il dittatorello» come lo chiamò Cannavò, ogni richiesta del rivoluzionario di Fusignano era legge. Così, alla fine, l'unica infrazione alla tradizione, è costituita dalla voglia di ripetere l'esperienza della Confederation e trascinarsi dietro mogli (Montolivo sarà fresco sposo), fidanzate, compagne e figli. «L'esperienza è stata positiva, le famiglie vicine servono a stemperare le tensioni» è la convinzione del Ct che adesso passa per un rivoluzionario. E comincia a preoccuparsi, a ragione, per l'aspetto organizzativo del mondiale. «Sarà complicato, simile a quello vissuto nel '94 negli Usa e infatti chiederò consigli a Sacchi» fa sapere.
Allora, per riepilogare: il Ct predica una Nazionale rischiatutto avvitata sulla coppia di titolarissimi, Balotelli e Rossi. «Mi è piaciuta molto» è il suo giudizio dopo il test londinese, in effetti ridotto a pochi minuti. Ribadiamolo: attacco promosso in particolare per il contributo di Balotelli, rimasto a secco e perciò alla fine uscito smoccolando. Eppure non bastano quei due che pure cominciano a parlare lo stesso linguaggio, perché servono le alternative, i ricambi. Da sciogliere il nodo Totti. L'attacco è l'unico settore che lascia Prandelli sereno. I gol fatti nei suoi tre anni e mezzo, 32, si portano dietro una caratteristica molto attraente: 18 diversi i marcatori, Balotelli bomber scelto con 7 centri, a dimostrazione che là dove non arrivano i guastatori di mestiere, possono farsi spazio e guadagnare gloria anche centrocampisti e difensori. Il problema numero uno da risolvere è quello della difesa. E se questa è una Nazionale nata per attaccare, urge una revisione dei meccanismi difensivi che passano attraverso una scelta virtuosa dei guardiani degli argini (Maggio a destra e Pasqual a sinistra hanno scarsa l'attitudine a richiudere i portoni laterali del fortino).
Per blindare al meglio la difesa azzurra, che patisce il gioco aereo a dispetto dei centimetri dei corazziere del Ct, è indispensabile De Rossi, schierato come fa Garcia nella Roma. Qui però Pirlo, per rendere al meglio, ha bisogno di essere scortato, protetto e forse Thiago più dello stesso Montolivo può servire alla bisogna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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