Presi a pallonate d'oro. Al nostro calcio resta solo Kean

Come nel 2018 nessun italiano fra i candidati al Pallone d'oro. C'è Moise nella categoria giovani

Presi a pallonate d'oro. Al nostro calcio resta solo Kean

Pallone d'oro pallone duro: 70 candidati in lizza per quattro premi ed uno solo di passaporto italiano: Moise Kean mandato a scuola in Inghilterra. Sarà tutta colpa del nostro calcio? Non è consolante che tre giocatori della serie A (Cristiano Ronaldo, Koulibaly e De Ligt) siano in lizza. Non può bastare. Eppoi l'olandese è stato acquisito quest'anno, CR7 ne farebbe parte dovunque giochi, Koulibaly vede premiata la sua ascesa. Più facile che anche gli sponsor giochino la partita. Pallone d'oro pallone rivoluzionario: fuori gli spagnoli, fuori Modric che lo ha appena conquistato e non era mai capitato che il vincitore venisse dimenticato l'anno successivo, fuori 10 nomi di vipperia assortita che vanificano il rapporto resa-stipendio, diciamo Gareth Bale e Edison Cavani, Di Maria e Kane, Neymar e Pogba, Sergio Ramos e Luis Suarez, Hakim Ziytech, uno dei lancieri dell'Ajax, e appunto Modric. Di solito certe dimenticanze segnano l'inizio del tramonto, ma il sale e pepe di ingiustizie e stravaganze regna sovrano e alimenta gli alibi. Modric ha passato un anno in scuro-chiaro. Neymar ha combinato sciocchezze, Pogba ha deluso, Suarez meriterebbe più considerazione. Non tutte le scelte possono essere convincenti.

Allora 30 giocatori nella rosa del trofeo che vive dal 1956, gestito da France Football con appuntamento al 2 dicembre: la gran parte (16) appartenenti alla Premier inglese per ovvio riferimento alla finale di Champions tra Liverpool e Tottenham, premio ad un intero campionato calcistico, poi 3 giocano nell'Ajax, 5 in Spagna, 1 in Portogallo (il predestinato Joao Felix), 1 in Germania (Lewandowski), 2 in Francia, 3 appunto in Italia. Qualcuno, vedi Hazard, De Jong e Griezmann, è passato al campionato spagnolo: piccoli spostamenti che non intaccano l'essenza della scelta globale. Non possono mancare Messi e Ronaldo, stavolta insidiati e assediati dal settebello del Liverpool: Alisson, portiere da premio avendo vinto anche la coppa America, Manè, Van Dijk, Firmino, Wijnaldum, Salah, Alexander-Arnold. Non ci può essere altro all'orizzonte: leggi Aguero e De Jong, Lloris e Tadic, Bernardo Silva e Son, Benzema, Mbappè e De Beek, Aubameyang e Ter Stegen, De Bruyne e Mahrez, Marquinhos e Sterling oltre a quelli citati prima.

Per il secondo anno assenti gli italiani, ma vale domandarsi se Chiellini non sia ancora meglio di De Ligt o Marquinhos per esempio. Conta il nome (Messi vince anche quando non merita) o anche le prestazioni? Le bocciature eccellenti stavolta fanno più rumore. Forse si è pensato alle prestazioni.

Fra gli altri premiandi (trofeo Kopa al miglior giovane, pallone d'oro rosa e trofeo Yashin per portieri) l'Italia trova l'unico rappresentante: Moise Kean che, guarda caso, ora gioca in Inghilterra. De Ligt e Joao Felix, faccia da vincitore, gli fanno compagnia.

Difficile pensare che Donnarumma non entri fra i 10 migliori portieri, se c'è in lista pure Szczesny. L'anno passato Cutrone (trofeo Kopa) e il portiere erano candidati. Quest'anno siamo al limite della bocciatura totale. Mancini si rimbocchi le maniche.

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