Primo azzurro a vincere la coppa sulle distanze brevi del fondo

Lucia GalliNe è passata di neve da quando, in una foto, il fratello Francesco stringeva in braccio la sorellina Alice e lui, Federico da Nus, abbrancava già la sua prima coppa. In legno: somigliava a una grolla della sua Val d'Aosta. Federico Pellegrino, ieri alla Malpensa, di ritorno dal Canada, stringeva, invece, il cristallo puro della coppa del mondo. Primo italiano a conquistare il titolo sprint. Lui, il fondista azzurro più vincente, a soli 25 anni. Lui, l'unico non scandinavo ad essere riuscito nell'impresa. Bronzo mondiale 2015 nella team, otto vittorie in carriera (6 quest'anno): «In una stagione senza grandi eventi la coppa era l'obiettivo di tutti: per questo non mi ero posto un traguardo così ambizioso. Poi, gara dopo gara, ho dovuto pensarci. La seconda parte di stagione è stata più dura mentalmente». Ha dedicato la vittoria alla famiglia, al team e a Greta Laurent, fidanzata e collega in Nazionale, che lo sopporta «perché non se la prende se il sabato sera vado a letto presto».Questa coppa brilla o pesa? «E' la mia benzina per il futuro, ma significa anche credere che, se fai il tuo mestiere, non si debba aspettare 30 anni ed oltre per realizzare un sogno. Vorrei dare una speranza ai giovani che, come me, si impegnano nel lavoro. Dobbiamo lottare per avere spazio». Come lotta un italiano contro i marcantoni scandinavi?«Con 170 cm di altezza, 70 kg di peso e tanta tenacia!».Dopo questo titolo si è lanciato anche in una sprint a tecnica classica: ora dove si va?«Se in Coppa buchi una gara, ne puoi avere altre: ora vorrei imparare anche ad essere pronto al momento giusto, insomma fare bene Mondiali e Olimpiadi, le gare secche» .Che regalo si fa dopo la coppa?«La settimana prossima i campionati italiani per la Polizia, poi andrò in Russia per altre gare. Dieci giorni di stop, non so ancora dove, e a fine aprile si riprende».Una vita di sacrifici, in uno sport che non è mai stato ricco«Questa è la vita che mi piace, solo così i sacrifici non pesano.

Ho un team, da coach Chenetti al fisioterapista Benedetto, che mi sostiene, famiglia, compagni, amore. Credo che il segreto sia farsi andare bene quello che si ha e non sognare sempre ciò che non c'è». O al limite, come ha fatto lui quest'anno. Andarselo a prendere, con sprint.

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