Processo plusvalenze: Juve al primo crocevia.

La procura Figc vuole riapertura e sanzioni. Già stasera potrebbe arrivare il verdetto

Processo plusvalenze: Juve al primo crocevia.

Roma Oggi primo momento chiave della vicenda giudiziaria della Juventus davanti alla Corte d'Appello della Federcalcio. Chiamata a rispondere alla richiesta di riapertura del processo sportivo da parte del Procuratore federale Chinè. Le 14.000 pagine dell'inchiesta «Prisma» ricevute da Torino, che svelerebbero a detta dell'accusa quel «sistema» alla base del teorema accusatorio, avrebbero convinto Chinè a richiedere la revisione della sentenza del maggio scorso, quando la Juve e gli altri club incolpati (tra cui Sampdoria, Genoa, Parma ed Empoli) furono assolte in primo e in secondo grado insieme ai loro dirigenti. Durante la sua requisitoria Chinè formulerà alla Corte d'appello anche la richiesta di sanzioni: in primo grado chiese solo multe e inibizioni senza penalizzazioni, difficile prevedere se si spingerà oltre. Sono previsti tempi rapidi per la sentenza che sarà unica. Oggi infatti dalle 12 dopo la requisitoria di Chinè (l'unico in presenza), la Corte ascolterà i legali delle società coinvolte, collegati in remoto. La Camera di Consiglio potrebbe decidere già in giornata entro le 20 oppure resterà aperta nel weekend per dare il suo verdetto al più tardi lunedì. Alla vigilia dell'udienza la Juve ha depositato una memoria difensiva con posizioni già espresse: «Confidiamo che il ricorso per revocazione sia dichiarato inammissibile o comunque respinto». «Gli elementi nuovi prodotti dalla Procura Federale non sono idonei a incidere sulla sostanza della decisione già assunta dalla Corte: non c'è la norma che disciplini i criteri per l'attribuzione del valore dei calciatori», così l'avvocato Grassani, esperto di diritto sportivo. E se le plusvalenze «fittizie» saranno oggetto di giudizio ordinario il 27 marzo nell'udienza preliminare alla Procura di Torino, entro la fine di gennaio Chinè potrebbe richiedere il deferimento della Juve e dei suoi amministratori per l'altro filone sportivo aperto e riguardante le manovre stipendi 19/20 e 20/21: l'accusa è che il club bianconero avrebbe comunicato il risparmio di 4 mesi, ma avrebbe corrisposto successivamente 3 mensilità ai calciatori. E poi c'è la vicenda della famosa «carta Ronaldo», resa pubblica ieri dal Corriere della Sera. Il documento è per i magistrati la «side letter» che deriva dalla seconda manovra stipendi. Ma sulla «carta» non c'è una data nè la firma dell'amministratore delegato o del presidente della Juve, ma quella di un dirigente. In più l'emolumento che avrebbe dovuto ricevere CR7 era riferito alla stagione successiva, nella quale il calciatore era già tornato allo United.

Ronaldo non ha poi ancora risposto alla richiesta degli inquirenti per un interrogatorio sulla vicenda. Infine, i legali del portoghese hanno ottenuto solo pochi giorni fa l'accesso ai documenti dell'inchiesta, ma per ora nessuna richiesta su questa «carta».

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