Per fare ancora più rumore, tutti a dire che solo un pazzo avrebbe scommesso un euro sulla rimonta dell'Inter. E giù a picchiare duro sui primi quarantacinque minuti: un bel cross in curva di Schelotto, uno stop di cinque metri per Kuzmanovic, due giravolte di Rocchi, quel cavallino di Schelotto che gira gira ma è sempre lì, Guarin che se la prepara, se la prepara e se la prepara. Con un bel disordine lento a fare da collante. Non c'era neppure il meno peggio, perché nel doppio svantaggio iniziale c'era entrato alla grande perfino Samir Handanovic.
Se a qualcuno fosse venuto in mente di chiedere a Stramaccioni cos'è successo nello spogliatoio... Durante l'intervallo, naturalmente. Cassano comunque non c'era, il ds Piero Ausilio ha fatto sapere che non ha chiesto scusa ma ha capito di averla fatta fuori dal vaso. Adesso sono al lavoro le diplomazie, l'agente Bozzo ha capito che per il suo assistito sono strafiniti i bonus, fuori da questa porta c'è la voragine. E dopo questo 3-2 adesso tutto prende nuova luce, società presente, reprobi messi in riga, riabilitato anche Branca, spirito di gruppo, terzo posto che è lì a tanto così.
Sono i gol che decidono i pensieri, e non solo nel calcio. Dopo poco meno di un'ora di gioco, i più pazienti fra i tifosi avevano già spento la luce e pensavano alla tristezza del lunedì. Il Catania ne aveva messi dentro due e sbagliati altrettanti, l'Inter non aveva mosso un pelo e continuato come se la faccenda non la riguardasse, reazione zero. Cioè: correre correvano, ma mai nella direzione giusta. Dove c'era un interista c'erano almeno tre catanesi, e mai una volta che uno di loro arrivasse prima sul pallone o vincesse un contrasto.
Solo sul finire del tempo qualche tentativo di giocare a pallone ma dopo neppure tre minuti della ripresa ancora quel diavolo di Bergessio solo in area aveva girato di sinistro da dentro l'area e Handanovic ci aveva messo una pezza. Ma le partite durano molto più di quarantacinque minuti, almeno il doppio, e bisogna giocare anche il resto. E poi chissà cosa è successo all'intervallo, ma nessuno venga a raccontare che riprendere la partita in mano era impossibile. Strama che si sta laureando in riparazioni, ha il cervello attivo ventiquattro ore su ventiquattro, pronto intervento, ha tolto Kuzmanovic e Rocchi, due nuovi acquisti, per Stankovic e Palacio, nel finale dentro anche Cambiasso, e ha mostrato l'altra faccia della luna. Tre gol in poco più di mezz'ora, Palacio che svetta in area, Cambiasso che fa calcio a cinque in area piccola del Catania e poi Alvarez in tuffo non se lo immaginavano neppure quelli che al sabato sera vanno giù pesanti. Al 38', sul 2-2, Ricky ha fatto uno slalom che ha intorpidito le menti di tutti, compresa la sua, è entrato in area seminando avversari a piacimento ma gli è rimasta incollata la palla alla suola, allora è subentrato Schelotto che da quattro e poi da due metri sulla prima respinta ha picchiato in porta.
E qui Andujar si stava meritando la sufficienza tenendo la sua squadra sul 2-2. Hanno continuato a martellare fino al secondo minuto di recupero, quando Esteban Cambiasso ha girato in mezzo il pallone per il 2-3 di Palacio, ma a quel punto tutto è sembrato così naturale e logico che neppure il bravo Maran ha potuto aprire bocca sulla legittimità della sua sconfitta. Niente da recriminare, nessun episodio dubbio su un prato dove finora erano passate solo Juventus e Milan. Qualche palinsesto ha vacillato, dopo il primo tempo erà già pronta la cremazione del progetto, con il Tottenham, prossimo avversario giovedì in Europa League, che stava rasando i resti dell'Arsenal, e la Roma pronta a guadagnarsi la finale di coppa Italia a San Siro.
Tutto resettato, adesso si dirà che c'è il gruppo e ruota attorno al giovane Strama, la risposta del Massimino è senza ombre, magari finisce che Cassano arriva con i fiori... no, no, questo no, restiamo con i piedi per terra.
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