Habemus Messi. Scusatemi ma le cose, quelle del pallone e della Champions league, stanno così. Al diavolo, in tutti i sensi, le statistiche, i numeri e tutta la scienza del pallone. A forza di dire, scrivere e ricordare come el señor Lionel Messi mai avesse realizzato un gol su azione contro le squadre italiane in coppa, dal Duemilacinque a oggi, limitandosi a tre rigori, blindato come è stato dalle nostre superbe difese, ecco che la pulce ha sistemato i conti con la tribù dei computer e dei registri contabili, due gol nel primo tempo, entrambi su azione o meglio entrambi di roba sua, un repertorio da campione, due fucilate improvvise e Abbiati che già aveva compiuto un paio di miracoli, è stato costretto a raccogliere il pallone in fondo alla rete.
Il football alto è questo, non altro, il fuoriclasse deve essere tale quando serve, quando è chiamato a fare la differenza, a dimostrare che il suo censo, il suo salario, la sua gloria sono reali e non costruiti dal sistema. Pulce e killer, irridente, magico, con una valigia che può esibire questi articoli: 307 gol in carriera e 54 in questa sola stagione, ad anni venticinque che cosa altro deve e può dimostrare questo argentino piccolo e grande, paragonato a sua maestà Diego Armando Maradona che con quella maglia ha giocato prima di scappare a Napoli?
Messi ha cambiato ieri sera il Barcellona, non è vero il contrario, perché i gol del suo campione sono entrati in circuito e nella pelle dei suoi compagni e hanno riportato la squadra catalana ai livelli che sembravano smarriti, addirittura perduti nel consueto, noioso giro di palla che è, purtroppo, tornato a essere una droga per l'avversario, ipnotizzandolo, sgonfiandone le idee e poi il corpo.
Se il Milan si è dovuto arrendere può avere la coscienza a posto, ha colpito un palo clamoroso con un debuttante con le gambe tremanti ed è stato punito dal migliore del mondo, nessuno può e deve pensarla diversamente.
La partita di Milano aveva ingannato noi italiani e gli stessi catalani, non era vero quel Barcellona, non era vero quel Messi e il Milan aveva acciuffato la vittoria della speranza. Quella speranza rivissuta fino all'ultimo respiro nel Nou Camp, mandata al diavolo da una punizione sbadata di Robinho e dal colpo al cuore, alla testa di Jordi Alba. Fine di un sogno e di un incubo.
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