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Il punteggio della Roma "faro" di Chinè. Stesso criterio già applicato a gennaio

Il -11 richiesto dal procuratore Figc valeva il -9 di cinque mesi fa

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Un occhio alla Roma e un occhio al prossimo filone stipendi. Ieri la Caf ha chiuso il primo capitolo, quello sulle plusvalenze, con dieci punti di penalizzazione, il 15 giugno si aprirà il secondo fascicolo sulle mensilità arretrate. Cosa c'entra la Roma nel processo disciplinare a carico della Juve giunto ieri alla terza puntata? Apparentemente nulla. Molto invece se si segue il criterio applicato dall'accusa nel definire la nuova richiesta di penalizzazione per i bianconeri chiamati a rispondere del primo filone dell'inchiesta penale Prisma, i cui faldoni sono stati riversati alla giustizia sportiva. E soprattutto nel rispondere, in modo curioso e discutibile, all'esigenza primaria della sanzione e cioè dev'essere afflittiva sul risultato della stagione calcistica.

Giuseppe Chinè (nella foto), calabrese di Bovalino, 55 anni, capo della procura federale, esponente cioè dell'accusa davanti alla Corte federale per il processo ter sulle plusvalenze della Juve, nel confezionare le nuove sanzioni rese necessarie dal pronunciamento del collegio di garanzia presso il Coni, ha tenuto d'occhio il piazzamento in classifica della Roma. La quale, particolare non di poco conto, all'atto della requisitoria, non aveva ancora giocato contro la Salernitana proprio come la Juve a Empoli. Il dott. Chinè ha quindi riformulato la penalizzazione in 11 punti per la Juve in modo da piazzarla un punto dietro la Roma, ultimo club dietro le attuali 4+2 squadre impegnate nel centrare la zona Champions league della prossima stagione. Identico fu il criterio applicato anche in gennaio, allorquando la richiesta fu di 9 punti calcolando, sempre con riferimento alla Roma, un piazzamento della Juve un punto dietro la posizione di classifica occupata dalla squadra di Mourinho.

Il capo della procura ne ha fatto una questione di puntiglio e infatti, a conclusione del suo intervento, ha chiesto al presidente del collegio (presieduto da Ida Raiola, presidente del Tar Veneto, quindi completamente rinnovato a quello precedente del gennaio scorso) e ottenuto che la spiegazione tecnica venisse inserita a verbale della riunione. Sui sette tesserati della Juve sottoposti a nuovo giudizio (per Agnelli, Paratici, Cherubini e Arrivabene infatti le inibizioni sono state confermate dal collegio di garanzia), e tra questi il vice-presidente Nedved e Paolo Garimberti, presidente del museo, tutti esponenti del cda senza deleghe, Chinè ha chiesto una inibizione ridotta a 8 mesi, richiesta respinta dal dispositivo della Caf che ha assolto i sette consiglieri.

Il futuro della Juve verrà scandito da due scenari: 1) l'eventuale mancato ricorso al collegio di garanzia presso il Coni; 2) l'esito del procedimento disciplinare per il filone stipendi.

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