Il Qatar fa la storia in «laboratorio»

Primo trionfo in coppa d'Asia: 7 titolari su 11 naturalizzati. Giappone ko

Luigi Guelpa

C'era una volta Sebastián Soria, mosca bianca di nazionalità uruguayana alla corte del Qatar. Ieri il piccolo emiro ha trionfato sui giganti del Giappone (3 a 1) conquistando la prima Coppa d'Asia della sua storia. Un successo costruito a tavolino dal 2004, anno della nascita dell'Aspire Sport Academy, l'avveniristica scuola di football fondata a Doha dal principe Khalifa Hamad Al Thani. Buona parte dei nuovi campioni d'Asia proviene da quel laboratorio, calciatori dai piedi educati prelevati dalle zone più povere di Africa e Medioriente. In campo contro la squadra del Sol Levante ce n'erano sette su undici, nella rosa a disposizione del tecnico spagnolo Félix Sánchez sono addirittura 13 su 23. Senza dimenticare che negli ultimi cinque anni sono stati sperimentati una quarantina di atleti che del Qatar hanno soltanto il passaporto.

Quella che era una fabbrica di calciatori in provetta per costruire un pezzo di calcio del futuro, sempre più spoglio di inni da cantare con la mano sul cuore, è diventata realtà. I signori dell'oro nero (anzi, è il gas la risorsa del futuro) hanno i soldi e le strutture per farlo. Con seicentomila abitanti e poco più di trecento praticanti professionisti non si può competere nel calcio che conta. Da qui l'idea: andiamoci a prendere i talenti dove nascono. L'Accademia è il college che ospita, allena e istruisce i giovani di Paesi dove la fame è grande almeno quanto il potenziale umano. Nel 2004 sono stati selezionati quattrocentomila ragazzi dai 12 ai 14 anni, segnalati da osservatori che setacciano le zone più degradate del mondo. Ne hanno scremati una sessantina per allestire il dream team. All'epoca Andreas Bleicher, il tedesco originario di Leverkusen che dirigeva l'Accademia profetizzò che i frutti sarebbero stati copiosi. «Ci farebbe piacere se questi ragazzi un giorno scegliessero la cittadinanza del Qatar. Sarebbe un ringraziamento per ciò che stiamo facendo per loro. E grazie a loro sono sicuro che trionferemo».

Alla kermesse continentale negli Emirati Arabi il Qatar ha vinto grazie ai gol del sudanese Almoez Ali, alle chiusure difensive dell'iracheno Bassam Hisham, alle scorribande

offensive del portoghese Pedro Miguel, e alla raffinata regia di un altro sudanese, Assim Madibo. Sangue fresco, e di qualità, per una nazione che guarda oltre la bandiera, soprattutto in vista dei mondiali casalinghi del 2022.

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