Qatar 2022

Il Mondiale ipnotizzato dal ct laureato

Finalmente si parla del calcio marocchino. Se ne parla non come fenomeno folkloristico, simpatico, effervescente. No, la nazionale del Marocco è roba seria

Il Mondiale ipnotizzato dal ct laureato

Finalmente si parla del calcio marocchino. Se ne parla non come fenomeno folkloristico, simpatico, effervescente. No, la nazionale del Marocco è roba seria, gioca un gran football, di tecnica e di velocità, sarà l'avversario della Spagna e c'è chi ritiene che Luis Enrique e i suoi siano già qualificati per i quarti. Sarebbe opportuna la prudenza, il Marocco h vinto il suo gruppo e può essere la sorpresa imprevista. Dice: tutto merito dell'allenatore. Chiarisco: Walid Regragui ha preso in mano la nazionale nello scorso agosto, ricevendo il lavoro dal bosniaco Vahid Halilhodzic. Regragui è un personaggio da studiare e da scoprire, è nato a Corbeil-Essonnes, venti chilometri a sud est di Parigi, suo padre, nativo di Fnideq, nell'area marocchina di Tangeri, lo avrebbe voluto laureato e impiegato in un ufficio manageriale, Walid,dopo la maturità scientifica, ha conseguito il diploma universitario in scienze economiche e sociali. Musulmano di fede religiosa ha ammesso di non parlare perfettamente l'arabo e dopo una gaffe clamorosa nella pronuncia, in tv, di un sostantivo ha scelto di esprimersi soltanto in francese. Pratica il ramadam e usa l'ipnosi per raggiungere l'equilibrio necessario. La utilizza anche con i suoi calciatori e questo lo ha portato ad essere considerato l'intellettuale del gruppo. Ha imparato l'arte del gioco da un paio di maestri, Courbis, Giresse ma chi ne intuì le doti caratteriali e il talento fu Rudi Garcia che lo portò in prima squdra nel Corbeil-Essonnes. Regragui avrebbe bene appreso la lezione e quindici anni dopo, si presentò a Roma per studiare il sistema di allenamento di Garcia, l'esperienza gli fu utile per la carriera di allenatore, tra Marocco e Qatar.

Non escluderei che, a fine giochi, l'intellettuale e maestro dell'ipnosi possa trovare lavoro non in un ufficio, come suo padre sognava, ma nella nostra serie A.

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