Anche Juventus-Napoli ha avuto il suo lato B. Proprio B, come serie B, o cadetta come qualche romantico e nostalgico preferisce dire, scrivere e ricordare. Accadde nella stagione successiva a Calciopoli, ovviamente, con la Juventus svergognata, retrocessa e penalizzata e il Napoli che stava risalendo dopo l'umiliazione di una caduta in serie C, girone B e le vicende amarissime di presidenti poco padroni.
Venne poi, per fortuna, Aurelio De Laurentiis e il Calcio Napoli risorse per arrivare dove tutti sanno. Ma quella fu l'ultima sfida vera per lo scudetto, dico per vincere il campionato minore, di serie B, con una Juventus maltrattata dalla nuova dirigenza affidata a persone di scarsissima perizia calcistica, Jean Claude Blanc su tutti ma prima di tutti. Vinse la Juventus e vinse anche la classifica, portandosi appresso, nella risalita in A, anche il Napoli di Edy Reja. Tempi lontanissimi, tre reduci di quella primavera del Duemilasette, Buffon e Marchisio, puntuali in campo anche sabato sera, e Chiellini, costretto a saltare la partita per infortunio.
Erano squadre italiane di storia e di organico, la B non consentiva voli di bilancio e sogni di mercato, la Juventus aveva ceduto Ibrahimovic, Vieira, Emerson, oltre a Cannavaro e Zambrotta, il Napoli era ancora legato all'immagine sacra di Diego Armando Maradona, sperando di rivederlo al San Paolo come allenatore, presidente, massaggiatore, insomma ancora 'o re.Sfida tra città profondamente diverse, opposte anche per le case regnanti, Savoia e Borbone, il nord che soffoca il sud, anche allora, non una semplice questione di fatturati come sostiene De Laurentiis con Sarri a ruota. Ho detto Sarri? In quell'anno orribile, quello dell'ultima sfida in B, l'uomo con la tuta per tre volte venne licenziato dall'Arezzo. Per far posto a chi prima, durante e dopo di lui? Antonio Conte.
Sembra una gag ma è cronaca vera, rientra nei paradossi del calcio, Sarri è l'allenatore del momento, Conte ha stravinto scudetti e guida la nazionale, la B, dunque, serve, come è servita a Juventus e Napoli per lavarsi e riprendere il cammino. La sfida non ha uguale peso storico e significato di certi scontri tra Juve e Inter, Juve e Milan o Roma e Napoli, queste presenti nella filmografia degli anni Cinquanta-Sessanta. Oggi è diventata la partita, ancora letta e propagandata nuovamente come il capitalismo del Nord contro l'imprenditoria pulita del Sud. De Laurentiis ha i conti in ordine, non ha pesi con le banche, Agnelli ha restituito censo alla Juventus devastata da Blanc e Cobolli, entrambe le società sono punti di riferimento anche se le personalità dei due presidenti sono distanti come i due poli. Partita doppia, dunque, per capire dove sta la verità.
Non più semplici ricordi di Platini e Maradona, di Ferlaino e Agnelli Gianni, di Cannavaro traditore e Mauro servitore di due padroni, di Dino Zoff eroe di due porte, non più folklore partenopeo e prudenza sabauda. Qui si fa sul serio, in campo, con un pallone che vale milioni e altri ne porterà, nelle future Champions.
Al momento non esiste un favorito, il Napoli sa che incontrare una Juventus a pezzi per gli infortuni può essere una truffa, i bianconeri sanno trovare il sangue anche nelle rape. Gli stessi juventini hanno capito che il Napoli non è più Maradona e non è nemmeno soltanto Higuain, è squadra, è società, è città. Scusate se è tanto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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