MilanoÈ la settimana della gioia a lungo accantonata e degli sfottò ai cugini: il popolo nerazzurro l'attendeva con trepidazione dopo i tormenti legati al dominio juventino e agli autogol societari. Capita poche volte di poter festeggiare in un colpo solo il successo nel derby che mancava dal 22 dicembre 2013, il primato in solitudine per il quale bisogna risalire al 22 settembre 2010 e, udite udite, un vantaggio di 8-punti-8 sui campioni d'Italia a strisce bianconere. Un tris di motivi, uno più intrigante dell'altro. Ma non è un caso. La fotografia più realistica di questo momento arriva dal portiere Handanovic: «È un'Inter tosta, diversa da quella passata». Aggiungerei anche rude e muscolare, ma non priva di talento e di personalità. Quella personalità che in questo avvio di stagione sembra mancare alla Juventus. Diceva Trapattoni: «Se non hai gente di carattere, che trasforma lo spogliatoio in un saloon, non vai da nessuna parte. Alla larga dai soldatini signorsì senza attributi».
L'Inter è fatta di questa pasta. Basta riascoltare l'intervista di Melo in cui dice che per vincere bisogna «menare, menare, menare». Ovvio il riferimento a Balotelli con cui s'è scalciato al primo incrocio. Oddio. Il 32enne brasiliano ha esagerato nelle parole, ma è già diventato il leader di questa squadra nuova di zecca che può contare su altri caratterini indecenti: da Murillo a Medel per passare a Guarin e Icardi. Sotto questo aspetto il mercato può dirsi azzeccato anche se comporterà qualche rosso di troppo. Mancini l'ha messo nel conto. Nei prossimi due turni Chievo e Verona. Poi arriveranno gli esami con la Fiorentina, la Sampdoria e la Juventus, oggi zoppa, domani chissà. Allora sapremo se le prospettive di alta classifica e scudetto sono esagerate.
È entusiasta Moratti che, se non parla da presidente, poco ci manca: «Con pazienza e attenzione si può arrivare al primo obiettivo, l'ingresso in Champions, che vale tanto in termini sportivi ed economici. Ma si può arrivare a qualcosa di più importante in campionato. È inutile parlare adesso di scudetto, non proibitivo. Nel derby mi ha impressionato Melo, che combattente. Ho capito perché Mancini ha insistito tanto a volerlo. Alla prima occasione farò i complimenti a lui e a Thohir per il modo con cui hanno condotto il mercato». Al presidente s'è rivolto pure Guarin, il match-winner, che ha spaccato il derby con una rasoiata: «Nel momento più difficile della sua avventura con l'Inter, Thohir ci ha messo la mano e il cuore, ci ha sostenuto, ci ha dato le motivazioni. La vittoria è sua». Più contenute le dichiarazioni di Mancini che prima ha firmato il mercato e poi assemblato la squadra: «Siamo a buon punto, ma possiamo migliorare di tanto, non è ancora l'Inter vera». E questo è il pensiero che più ingolosisce i tifosi. Intanto il tecnico ha vinto la battaglia personale su Medel centrale in difesa, Guarin confermatissimo a centrocampo, Jovetic immarcabile. In attesa di Perisic e Icardi, ancora in ritardo, non è poco. Quanto a Ranocchia, «mi faccia cambiare idea». Quegli 8 punti sulla Juventus, poi...
È sempre più la Sampdoria di Eder che con il quinto gol in campionato, sempre più capocannoniere, risolve la pratica Bologna. Poi ci pensa Soriano a chiuderla con una prodezza balistica. Quindi i due uomini che sembravano destinati all'addio, trascinano i blucerchiati al secondo posto. Resta fermo al palo il Bologna che dopo un buon primo tempo (traversa su punizione di Brienza), crolla nella ripresa colpa anche della clamorosa ingenuità di Rizzo che si fa cacciare al 63' con due gialli rimediati in dieci minuti. I rossoblu restano sul fondo della classifica a zero punti.
Inter 9; Chievo, Torino, Roma, Sassuolo, Sampdoria e Palermo 7; Fiorentina e Lazio 6; Atalanta 4; Genoa, Milan e Udinese 3; Napoli e Verona 2; Juventus, Empoli e Carpi 1; Bologna e Frosinone 0. Serie B: Latina-Trapani 1-1.
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