Si è riaccesa una luce. Dopo tre partite in stand by l'Inter è tornata a vincere e per qualche giorno, magari, Mazzarri si tratterrà dai mugugni. A Milano dicono roba da piangina. Meglio la squadra, che ha provato a ritrovare intonazione da formazione di successo: qualcosa è riuscito, i gol sono un bel incentivo alla speranza, Palacio è stato il diavolo, la difesa del Verona l'acqua santa per i nerazzurri. Inter più credibile ma solo, come direbbe Mazzarri, nella fase propositiva. Poi quando si tratta di difendere sono dolori: ieri sera i gol al passivo sono stati due che fanno 10 in quattro partite. E c'era chi parlava di squadra saracinesca. Partita comunque ricca di gol: basta per consolare? Quattro reti in trequarti d'ora dovrebbero mettere a posto il palato e, magari, il pubblico interista lo avrà sentito più dolce ala fie del primo tempo. Un po' meno Mazzarri nel prendere atto di quell'insostenibile leggerezza della difesa. Al momento del primo gol, e anche del secondo incassato, nella ripresa, da un calcio di Romulo, sembrava di assistere ad una replica ancien regime. Eppure il Verona ha cominciato a presentarsi nei dintorni dell'area intorno alla mezzora. Quindi l'Inter ha avuto di tutto e di più per far bella mostra di sé. C'è stato il tanto per accontentare la gente-tifosa, un po' meno se di buon gusto calcistico. Partita sempre in mano ai nerazzurri anche più del pensabile, visti i punti in classifica del Verona. Kovacic un po' perso in quel ruolo di spalla-trequartista per Palacio. Alvarez, invece, dovunque giochi riesce a far sentire la personalità. E non sarà un caso se l'Inter, dopo dieci minuti di motori rullanti, ha trovato la via del gol sull'affondo dell'argentino sulla sinistra, sostenuto dal calcio stantuffo di Nagatomo. Anzi, di più: nel giro di tre minuti la squadra di Mazzarri ha segnato due gol ed ogni volta grazie ad un calcio d'angolo. Va detto questo per far intendere l'arroccamento friabile del Verona, un po' spaesato nella fase difensiva, più credibile nel proporre gioco d'attacco. Dunque vai al corner una volta palla a Jonathan che calcia in rete. Leggera deviazione ma conta il risultato. Nemmeno tre minuti ed altra flipperata in area, tira Guarin, rimbalzo e gol di Palacio. Come dire: ed ora tutti a casa.
L'avranno pensato anche gli ultras della curva che, dapprima silenziosi per protesta contro «la farsa della discriminazione territoriale», dicono loro, hanno trovato più interessante inscenare la seconda parte della protesta con un giochino di striscioni e insulti come se la partita fosse una noiosa, o inutile, appendice. Ma, per la fortuna del calcio, il Verona intorno alla mezzora ha cominciato ad affacciarsi con un pizzico di pepe in più. E il pallone si è ripreso il palcoscenico alla prima sbadataggine della difesa dell'Inter. Toni fa sponda e Martinho si infila in area sfruttando il mare aperto lasciato da Jean Jesus e Ranocchia: il gol del 2-1 è una bella scossa per tutti. Prepotenza calcistica e superiorità nerazzurra riprendono il sopravvento, Palacio schizza e sguazza dovunque, Nagatomo lancia ancora il segnale del gol: palla a giro sul palo, carambola su Palacio, Cambiasso si avventa, ci prende e mostra la maglia con dedica per Cordoba che non sta bene.
Partita chiusa? Praticamente si, Verona ancora difensivamente molle nella ripresa e Inter scatenata nel gioco di fascia e pronta al tiro a segno ad ogni calciar di corner. Ennesima replica su angolo di Ranocchia: l'inafferrabile Palacio ci mette il tocco e Rolando, certo perfino lui, va al tap in. Tutto bene quel che finisce bene, direte. Certo, la difesa del Verona sembrava una bagnarola bucata e l'Inter si è divertita, finché Romulo non ha infilato il secondo gol. Ma almeno è stata partita fino in fondo, con tanto di espulsioni (Belfodil e Moras) dopo il fischio finale.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.