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Quei divieti da regime che diventano un boomerang

Ad andare con lo zoppo si impara a zoppicare. La Fifa conferma. In Russia chi protesta per la guerra in Ucraina finisce in carcere

Quei divieti da regime che diventano un boomerang

Ad andare con lo zoppo si impara a zoppicare. La Fifa conferma. In Russia chi protesta per la guerra in Ucraina finisce in carcere. In Qatar l'emiro ha tanti volti oscuri. Sono i due Paesi a cui sono state vendute le ultime due edizioni del Mondiale. Gianni Infantino ha stretto la mano a Vladimir Putin e Tamim bin Hamad Al Thani. Si è seduto in tribuna con Bin Salman, il principe saudita di fatto a capo dell'Arabia Saudita e ritenuto il mandante dell'omicidio di Jamal Khashoggi. Queste frequentazioni devono aver ispirato la gestione del divieto alla fascia arcobaleno, previsto dal regolamento. Ma dal discorso del re Gianni della vigilia mondiale alle minacce di «giallo» ai calciatori, sono stati atti da regime. Ma cos'è la Fifa che per le prossime elezioni presidenziali ha un solo candidato, Infantino appunto? Anche gli errori sono gli stessi. Più reprimi il dissenso, più lo alimenti: l'Iran insegna. Nel calcio: più vieti la libertà d'espressione, più ricevi pallonate in faccia. Infantino pensava di aver risolto il problema con la retromarcia inglese, ma la Germania che si tappa la bocca fa il giro del mondo. Altra idea: il gol festeggiato con un bacio. La Fifa non ha venduto solo il gioco, ha venduto l'anima. Qui siamo oltre lo sportwashing, l'evento usato per ripulire l'immagine di un Paese. Con buona pace di Xhaka, capitano della Svizzera, nessuna pretesa di educare qualcuno e nemmeno di cambiare questi Paesi, qui la disillusione è definitiva dopo la Russia. Certo per 5 miliardi, tanti ne intascherà la Fifa, si può girare la faccia dall'altra parte davanti ai diritti umani violati: i Governi sono stati a guardare o peggio.

Ma così si tradisce lo sport come strumento per dare voce a chi viene tappata la bocca: le squadre iraniane di beach soccer e basket, gli ultimi esempi. Neuer e compagni pensavano anche a loro, Infantino pensava ai soldi, ai tre milioni di stipendio che si è garantito dal 2018, da Putin in poi: ricco, ma rovinato da un arcobaleno.

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