Quei giri di valzer di Mancini sul "razzismo"

Certo torpiloquio scandalizzava meno lo sciarpito allenatore quando fu lui stesso a dare del «frocio di m...» a un collega della Gazzetta dello Sport - Alessio Da Ronch - reo di aver rivelato in un articolo i retroscena di un episodio relativo al centrocampista viola Amaral, ai tempi in cui Mancini sedeva sulla panchina della Fiorentina

Quei giri di valzer di Mancini sul "razzismo"

«È ora di finirla con il razzismo e certe offese, quando ci sono persone che tutti i giorni le subiscono e soffrono e ci si rovinano la vita. Per giunta non possono arrivare da una persona di 60 anni, e che allena in serie A». L’allenatore dell’Inter Roberto Mancini ha continuato a bacchettare anche ieri, sulle pagine di Repubblica, contro il collega Maurizio Sarri, reo di avergli dato del «frocio» sul terreno di gioco. Ferito al punto, Mancini, da non accettarne neanche le scuse. Certo torpiloquio scandalizzava meno lo sciarpito allenatore quando fu lui stesso a dare del «frocio di m...» a un collega della Gazzetta dello Sport - Alessio Da Ronch - reo di aver rivelato in un articolo i retroscena di un episodio relativo al centrocampista viola Amaral, ai tempi in cui Mancini sedeva sulla panchina della Fiorentina. Noblesse oblige, sir Mancio. Omosessuali a parte, anche sul tema del razzismo il gentleman nerazzurro appare, diciamo, quantomeno... ondivago. Se lo ricorda bene l’allora giocatore dell’Arsenal Patrick Vieira. Il francese rivelò che durante una partita contro la Lazio il suo avversario Sinisa Mihajlovic lo insultò più volte definendolo «bastardo negro» e «scimmia negra di m...». Era il 17 ottobre del 2000 e allora Mancini era il vice di Eriksson alla Lazio. Allora però, l’attuale allenatore dell’Inter prese le difese dell’amico Sinisa dicendo che «Sinisa e Vieira sono due ragazzi intelligenti, credo che possano superare le tensioni e finirla. Nel corso di una partita l’ agonismo esasperato può portare a momenti di tensione e di grande nervosismo. Credo che anche qualche insulto ci possa stare. L’ importante è che tutto finisca lì». Certo, l’importante è che tutto finisca sul campo, diceva sir Mancio prima di cambiare idea nei confronti del concorrente allo scudetto, pronto a correre davanti alle telecamere un po’ come si faceva a scuola con la maestra.

Ma le amnesie di Mancini sul razzismo non finiscono certo qui. Alcuni ricorderanno quando nel 2007 dopo un match di campionato proprio contro il Napoli, l’Inter venne multata per colpa dell'esposizione a San Siro di diversi striscioni razzisti nei confronti dei napoletani che recitavano frasi come «Napoli fogna d'Italia», «partenopei tubercolosi» o «Ciao colerosi».

Allora sir Mancio non solo gettò acqua sul fuoco parlando di banali sfottò ma se la prese addirittura con i giornalisti: «Iniziate a non farli vedere, quegli striscioni. Voi fate cronaca? E io dico la mia... Siete dei falsi moralisti». Una cosa è certa: nei giri di valzer sir Mancio è diventato più bravo che negli schemi sul campo.

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