Questa volta non basta infilarsi l'elmetto e volare verso Cracovia martedì pomeriggio per sperare in una dignitosa partecipazione a euro 2012. Questa volta, per rendere presentabile la spedizione azzurra, bisogna cominciare col curare la testa della Nazionale perché è lì che risiedono i problemi più gravi per Prandelli. Il finale di Zurigo, col passaggio da uno 0 a 1 beffardo a un umiliante 0 a 3, ne è la conferma solenne: negli ultimi venti minuti, venuto meno lo straccio di condizione fisica e modificato l'assetto tattico dell'Italia rincorrendo chissà quale chimera, c'è stato un black-out preoccupante, molto preoccupante. Segno che non esistono ancora gli anti-corpi necessari, temperamento, nervi saldi, per reagire alle disavventure calcistiche. Colpa, naturalmente, delle sventure giudiziarie a cui sono sottoposti con martellamento quotidiano un paio di esponenti del gruppo, Buffon e Bonucci. Tutti gli altri, risparmiati, stanno soffrendo della stessa sindrome che non è quella classica di accerchiamento. Si sentono emotivamente coinvolti perché amici e colleghi solidali dei due, vorrebbero reagire, rispondere, polemizzare, insultare magari ma non possono. Di qui la perdita secca di ogni istinto di sopravvivenza. Prandelli, alla prima esperienza da comandante di una nave assalita dai pirati, deve inventarsi qualcosa per ripulire la testa dei suoi dalle scorie e dai veleni. Bisogna conquistare, prima della sfida con la Spagna (domenica prossima, il giorno 10, ci sarà anche Napolitano) che può diventare la scintilla per accendere la Nazionale o il fuoco che incenerisce tutto, lo spirito di gruppo, non è sufficiente un senso generico d'appartenenza che si registra in queste ore. Troppi musi lunghi, molti silenzi rumorosi: meglio trasformare rancori e rospi in energie positive, tipo gli spinaci di braccio di ferro.
È solo il primo intervento chiesto al Ct, seguito da un paio di altri che riguardano nello specifico le sue competenze professionali. La salute fisica della Nazionale è quella che abbiamo annotato venerdì sera: una sola amichevole è insufficiente, la seconda col Lussemburgo non avrebbe modificato granché il quadro complessivo. La Russia, che pure si giova di un campionato appena sbocciato, va a una velocità tre volte quella registrata dagli azzurri a Zurigo. In una settimana, e Prandelli non è Mandrake, deve ricaricare le batterie degli esponenti decisivi, Cassano su tutti, e puntare oltre che sugli affidabili del gruppo (Buffon naturalmente, Pirlo, Balotelli), sugli azzurri trovati in buono stato di forma. Sui ruoli inoltre è bene affidarsi a copioni collaudati. Per esempio Montolivo da tre-quartista è una incognita, forse sarebbe meglio affidare a Marchisio il compito di incursore. Altro interrogativo. Siamo sicuri che De Rossi mezz'ala sia utile come quando gioca scudo protettivo davanti alla difesa, come nella Roma? Giovinco, per passare ai compiti da assegnare in panchina, può diventare il jolly da calare nell'ora più complicata.
La discussione più accanita è quella aperta sul modulo. Visto che Juventus e Napoli giocano con i tre centrali in difesa - che poi vuol dire 5 poiché si aggiungono i due esterni, solitamente terzini autentici, cioè Maggio e Balzaretti - sono in molti a reclamare uno schieramento fotocopia in modo da ricavare maggiore solidità. Maggio sa difendere poco, non ha l'abitudine a farlo, come dimostrano le sue disattenzioni sul secondo e terzo gol preso a Zurigo, Balzaretti è meglio in arnese anche se non ha piedi nobili. Allora piuttosto che violentare lo schema forse è meglio fidarsi di chi, Abate per esempio, ha maggiore attitudine alla difesa a quattro. Il dibattito sulla tattica è un po' come abbaiare alla luna, spesso nasconde insidie e limiti d'altra natura.
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