Abbiamo segnato una doppietta. Nella nostra porta. Patrick Cutrone al Wolverhampton, lunedì. Moise Kean all'Everton, martedì. Due talenti fatti in casa, rispettivamente da Milan e Juventus. Sacrificati al dio plusvalenza, il miracolo che sistema i bilanci, che dà una boccata d'ossigeno. Un film già visto. Certo la loro estate non è stata da incorniciare con la precoce eliminazione all'Europeo Under 21: Di Biagio sta ancora aspettando i loro gol. Però in due anni il rossonero aveva conquistato San Siro; al bianconero era bastata una primavera, la scorsa, per mettere la sua firma sull'ottavo scudetto della Signora. Eppure se ne vanno allungando la fuga di piedi, calcisticamente parlando, che neanche il pallone riesce ad arginare. Perché non c'è il tempo di aspettare. Eppure all'estero insegnano altro. Il Liverpool ha appena preso il minorenne Harvey Elliott, il giocatore più giovane di sempre ad aver debuttato in Premier League. Pur di far quadrare i bilanci, i nostri giovani li «perdiamo» di vista, ci siamo giocati anche la provincia, dove una volta si mandavano per farli diventare grandi. Adesso anche da quelle parti si fa incetta di nomi esotici.
Il Milan prende Leao, la Juve ha fatto più in fretta a vendere Kean che non Higuain e Mandzukic. Senza dimenticare Andrea Pinamonti ceduto dall'Inter al Genoa per «liberarsi» dalle ganasce del fair play finanziario. Moise, Patrick e Andrea. Un, due e tre. Ma non è una tripletta da sogno.
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