"Questa è un'altra Inter... Prima era sentimento serviva qualcosa di diverso"

"I rossoneri mi volevano? No, ma i complimenti di Berlusconi...Gli ex? Che ricordi con Mihajlovic. Balo non si è proposto per tornare"

"Questa è un'altra Inter... Prima era sentimento serviva qualcosa di diverso"

«Berlusconi mi voleva? (ride e arrossisce) Era uno dei miei primi derby in casa Milan e abbiamo vinto. A fine partita scende nel nostro spogliatoio, mi viene incontro, mi stringe la mano e mi fa i complimenti. Ero emozionatissimo. Ma no, Galliani non mi ha mai telefonato, fra di noi c'è stima e affetto, amicizia vera per un grande dirigente. Se scommetto su noi e loro in Europa? Sul Milan non scommetto».

Javier Zanetti, Pupi, El Tractor, Saverio, era arrivato con le scarpe dentro un sacchetto di cellophane, è stato prima capitano e adesso vicepresidente. In tribuna.

«Tanta tensione, non vedo l'ora che arrivi. Quelli che scendono in campo devono rendersi conto di essere ventidue privilegiati. Giocano un derby importante in una città che vuole tornare protagonista. Questa è una grande opportunità nella partita più importante, l'Inter deve giocarla mettendo dentro la sua forza e pensare solo alla vittoria, ma non siamo i favoriti, è troppo presto, ci fa piacere essere primi in classifica ma non basta, dobbiamo esserlo alla fine, a quel punto vorrà dire che abbiamo fatto un grande lavoro e questo non sarà semplice».

La Juve?

«È una grande squadra, può darsi che senta un po' la partenza di certi giocatori ma ha una rosa che può sempre fare la differenza. Pensiamo a noi».

Un'altra squadra...

«Sì, un'altra squadra, rifatta ma con grandi campioni».

Mancini li vuole stazzati, ceduti i più leggerini: Shaqiri, Hernanes e Kovacic.

«Sta costruendo una squadra con una grande forza fisica e questa è un'arma in più. C'è una difesa che mi piace molto. Ranocchia? Sa che il capitano è lui, si deve sentire importante, anche se sta fuori deve essere sempre il primo».

È un'Inter che ha cambiato pelle, è arrivata una scopa nuova...

«Moratti, la famiglia, tutto sapeva di Inter, entusiasmo, amore. Poi è arrivato il momento di cambiare, ci voleva qualcosa di nuovo e di diverso. Adesso per far funzionare la squadra c'è dietro un'altra squadra e io che ho appena iniziato la carriera da dirigente devo dire che prima non mi rendevo conto di tutto questo».

Troppo impegnato a dirigere il clan argentino?

«Sì, sì (ride ancora). Il famoso clan argentino non ha mai messo interessi personali davanti alla squadra e in società era rispettato perché ha sempre difeso questa maglia con tutte le sue forze».

È più fastidioso vedere Mihajlovic o Balotelli al Milan?

«Con Sinisa grandi ricordi da compagni di squadra e poi come allenatore. Resta un bellissimo rapporto, d'altronde lui sapeva che facendo questo mestiere gli poteva succedere di diventare un nostro avversario e magari allenare il Milan».

E Mario?

«Grande, adesso deve metterci qualcosa di suo, gli stanno dando una nuova opportunità. Voleva l'Inter? Non credo, Mancini aveva altre idee e poi il mercato dà delle opportunità e noi abbiamo preso quello che a lui faceva comodo. Ma non mi risulta che Mario si sia promosso...E la storia della maglia gettata l'aveva capita subito già nello spogliatoio, un episodio molto triste che aveva visto tutto il mondo. C'eravamo rimasti male, nell'intervista a fine partita tentai una difesa ma è sempre molto difficile commentare certe cose a caldo, specialmente dopo 90' di semifinale Champions come quelli con il Barcellona».

Il derby?

«Ero appena arrivato, uno dei miei primi Inter-Milan, gara appena iniziata, entro in area e Baresi mi sbatte giù».

E poi?

«Niente. Sono tornato zitto zitto dalle mie parti».

Insomma, chi lo vince?

«Basta un dettaglio, prepari la partita tutta la settimana, poi succede qualcosa di imprevisto e gira tutto in un altro modo. È così».

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