Re Lukaku e i suoi amici. Ibra buttato giù dal trono

Romelu urla: "I'm the best...". Grazie pure ai due gol di Lautaro e a super Handanovic. E Zlatan s'inchina

Re Lukaku e i suoi amici. Ibra buttato giù dal trono

Romelu Lukaku detronizza il re. «I'm the f... best. Io, Io, te l'ho detto c...». È la sua risposta dopo che nel derby di andata Zlatan Ibrahimovic aveva sentenziato: «Può esserci un solo re ed è Ibra». Ma ieri l'interista ha trovato due amici a dargli manforte nel primo faccia a faccia dopo i fattacci del derby di coppa Italia: Lautaro Martinez e Samir Handanovic. Non ci sono state scintille tra i due attaccanti, stavolta, ma solo tanta indifferenza. I due si sono incrociati in area un paio di volte, solo occhiatacce. Poi Ibra si è arreso a un crampo al polpaccio, e Lukaku ha guidato il gruppo nel cerchio di festa a fine gara, con il coro: «Chi non salta rossonero è...». Conte gli aveva detto di cantare sul campo, Lukaku l'ha fatto, assist e gol, per poi esplodere nell'urlo a rivendicare il dominio sulla città e sul campionato. Incoronato anche sui social dal suo club: «The King of Milano». Con l'aiuto di Lautaro Martinez e Samir Handanovic. Due gol per l'argentino, tre parate decisive dello sloveno. E Ibrahimovic finisce stritolato, forse nel momento più difficile dal suo ritorno a Milano. A tratti anche nervoso. Per un tempo ha guardato la partita, ha tentato una zampata acrobatica e poco altro, poi ha provato a riprendersi il trono. Ma alla fine resta una stecca alla vigilia della sua comparsata a Sanremo. Dove andrà a cantare con l'urlo di Romelu nelle orecchie.

È una vendetta da re quella di Lukaku, il primo nella storia a segnare nei primi cinque derby giocati. Anche per i numeri, se Milano ha un re, in questo momento, è lui. Che a differenza dello svedese non si prende mai la scena, ma preferisce condividere con i compagni. Soprattutto si tiene stretto il Toro. È una Lu-La che più grande non si può quella che eclissa Ibrahimovic, una coppia che non conosce egoismi come testimoniano i sei assist che si sono scambiati: nessuno come loro in serie A. Lautaro Martinez indirizza subito la gara e la chiude nel momento migliore del Milan. E poi Romelu Lukaku mette in cassaforte il derby con una cavalcata prepotente, delle sue insomma, che lo lancia in testa alla classifica dei marcatori. Sono diciassette gol che, con i tredici del Toro, fanno trenta. Ma la lode va a Samir Handanovic. Perché sarà una Lu-La di pomeriggio talmente eccezionale da abbagliare Ibra, che prima della passerella sanremese, finisce ammutolito soprattutto davanti alle parate di Handanovic che gli dice di no due volte nel giro di cinquantadue secondi, compreso un altro prodigio su Tonali. È anche il derby del capitano che difende come non gli capitava da tempo quello che i due davanti costruiscono. Tanto da finire nel mirino di critica e tifosi, a sollecitare un cambio di guardia in vista della prossima stagione. Handanovic fa almeno tre parate, mentre Donnarumma non ne fa nemmeno una ma raccoglie tre palloni dalla rete nel giorno delle duecento partite in rossonero.

Sono i paradossi di un derby a lungo senza storia. E che fa urlare dalla Cina a Steven Zhang: «Milano è nerazzurra. Mai arrendersi». E ancora «Con tutto il cuore e un ottimo lavoro, non ci fermeremo mai». È l'effetto della doppietta di Lautaro Martinez e del sigillo di Romelu Lukaku.

Anche se viene da domandarsi perché tutta questa enfasi per un'attività, cioè l'Inter, che era finita indirettamente tra quella «attività irrilevanti da tagliare» solo qualche giorno fa nelle parole di papà Zhang Jindong. Ma a una settimana dal capodanno lunare cinese, impossibile resistere a una Lu-La piena da scudetto.

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