Gioia, dolore e infine sconforto. Per una Olimpiade che sfugge in meno di 14 ore, lasso di tempo nel quale Gimbo Tamberi porta il primato italiano a 2.39 e si lesiona il 50% del legamento deltoideo della caviglia sinistra. Questo è il drammatico responso degli accertamenti a cui si è sottoposto, ieri mattina al Policlinico San Matteo di Pavia, in seguito all'infortunio che l'ha visto uscire in barella, disperato, l'altra sera al meeting di Montecarlo.
La prognosi è di 4 mesi e l'atleta azzurro sarà di fronte a due opzioni: scelta conservativa, più rischiosa sul lungo periodo, o l'intervento chirurgico già nella prossima settimana. Non cambia la sostanza, comunque, poiché è un esito che non lascia alcun dubbio: la favola Rio è sfumata definitivamente. Ed è una notizia che fa male all'atletica italiana, che puntava tutte le sue fiches e le esigue, adesso ancor di più, speranze di medaglia in Brasile sul volto sorridente di Gianmarco Tamberi, capitano genuino e pulito di un movimento che vuole voltare pagina dal caso Schwazer. Paradossalmente, i due acerrimi nemici per una ragione o per l'altra non saranno della partita in Brasile (il marciatore è fuori dalla lista dei qualificati ma in attesa del verdetto del Tas). "Svegliatemi da questo incubo è lo sfogo su facebook del 24enne marchigiano-. Ridatemi il mio sogno vi prego... Tutti questi anni solo per quella gara, tutti questi sacrifici solo per quel giorno. Vorrei dirlo, vorrei urlarlo che tornerò più forte di prima, ma davvero riesco solo a piangere! Addio Rio, Addio mia Rio!".
Il fato si è abbattuto contro il fenomeno mondiale, l'idolo delle folle che per la sua spontaneità ha attirato su di sè l'attenzione dei media stranieri, che fanno la fila per conoscere e intervistare l'halfshave, personaggio dentro e fuori dalla pedana, rivelatosi al mondo anche per i due ori vinti in stagione a Portland e Amsterdam. Come Luigi XVI, acclamato e incoronato dalla gente, in poco tempo finisce al patibolo. Perché quel secondo salto a 2.41 metri è stato mortale, deleterio; al tempo stesso inutile ai fini del risultato. "Proverò a saltare sopra i 2.41 nell'ultima competizione prima delle Olimpiadi", aveva annunciato qualche ora prima del meeting monegasco. A posteriori, una beffa del destino. Di certo, Tamberi è stato piuttosto incauto, poco lungimirante. A un mese dalla gara della vita ai Giochi e una volta raggiunto il limite italiano di 2.39 metri, non era meglio fermarsi? Gimbo non è della stessa idea: "Quando ti senti bene provi a fare il record, perché non sempre stai così bene. Saltare quella misura mi avrebbe dato una sicurezza diversa. Poteva succedere a 2.20 come a 2.41". D'altro canto Gimbo è fatto così, o tutto o niente: "Mi faccio prendere dall'emozione e mi diverto. Altrimenti, non riesco a saltare" ripete di continuo. E' lui stesso a non potere fare a meno dello spettacolo, eppure il salto in alto dovrà fare a meno del suo one man show. "Non è solo uno straordinario campione ha commentato il presidente della Fidal Alfio Giomi -, ma sempre di più con il suo talento, la sua energia e il suo esempio è l'uomo simbolo dell'atletica italiana". Atletica che ora deve appigliarsi alla maratona per centrare un podio e ancora una volta deve rassegnarsi al forfait di un suo atleta da medaglia: come Tamberi, infatti, si infortunarono prima delle più recenti Olimpiadi Andrew Howe, che giunse a Pechino '08 in condizioni precarie e fu eliminato nelle qualificazioni, e Antonietta Di Martino, la saltatrice campana fermata dalla rottura del menisco.
Dal sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare al Non ci resta che piangere di Troisi.
Mentre il presidente del Coni Giovanni Malagò gli fa coraggio: "Caro Gimbo tornerai presto a volare perché non può essere altrimenti: è la tua natura". Il palcoscenico dell'atletica non può prescindere a lungo da uno dei suoi protagonisti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.