Benvenuti giù al nord, dove la Francia è confine, dove il Belgio è affine, le lingue si confondono e si fondono in un idioma tra il francese e il fiammingo per farsi dialetto: lingua.
Benvenuti giù al Nord, dove la storia si capovolge per essere riscritta e riletta. Qui, in questo lembo di terra asciutto e austero. Terra di classiche e tratturi di campagna lastricati di pavé, che nel mondo sono conosciuti come il simbolo dell'inferno del nord. È la classica delle pietre, la regina delle corse, che ora rischia di essere messa in scacco dal re. Da questo re di periferia che non riconosce la storia, e nemmeno la grandeur.
Ieri la Gand-Wevelgem ha dato il via in Belgio al ciclo delle classiche (vittoria di Wout Van Aert, davanti ad una grande Italia: Nizzolo, Trentin e Colbrelli). Un lungo rosario di corse da amare e gustare in religioso silenzio, perché da quelle parti il ciclismo è davvero religione, e non è un caso che con il Gp di Harelbeke per loro sia iniziata quella settimana santa, che culminerà con il Giro delle Fiandre, il 4 aprile, dì di Pasqua. Ma a rischio c'è la regina, la Parigi-Roubaix. Le Parisien l'ha già dato quasi per certo: sarà spostata ad ottobre. Gli organizzatori di ASO, gli stessi di Tour e Parigi-Nizza (già corsa), di Freccia e Liegi (che si correranno), stanno cercando in tutti i modi di vincere le resistenze del prefetto dell'Hauts-de-France Michele Lalande, che deve essere un tipo terra terra, visto che fatica a capire e lo dice pure: «Mi devono spiegare come una corsa ciclistica possa essere coerente con le misure messe in atto per garantire la sicurezza e il distanziamento».
Dovrebbe farselo spiegare dagli organizzatori del Tour o dagli amici di Rcs Sport che con bolle e misure anti Covid - unitamente alle porte chiuse - hanno organizzato La Strade Bianche, la Tirreno e la Sanremo.
Dovrebbe anche chiedere a qualche luminare il perché del successo delle disposizioni adottate, visto che tra corridori e personale i contagi sono quasi pari allo zero. Dovrebbe sforzarsi anche di leggere qualche libro di storia; leggere è sempre buona cosa, ma ha sempre una controindicazione: comprendere ciò che si è letto.
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