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Regole astruse, lo sport è un miraggio

Test ogni 4 giorni, distanziamento in base allo sforzo e sistemi d'allarme

Regole astruse, lo sport è un miraggio

«Dai! Pensavo peggio». Il tono liberatorio di Federica Pellegrini, «like a baby» dice lei, dopo la prima nuotata, in vasca a Verona, riassume lo stato d'animo di ragazzi e ragazze dello sport. Ricominciare e veder dove porta l'onda. «C'è da riprendere fiato e sensibilità». E c'è da sfogliare quel plico di 32 pagine diffuso dal Ministero, contenente le Linee guida sulle modalità di svolgimento degli allenamenti per sport individuali ed anche di squadra.

«Dai! Pensavo meglio» avrà sussurrato qualcuno, anzi in tanti.

Le Tavole del Ministero, per ricominciare l'attività, sono un approccio all'allenamento: non certo un invito alla fase agonistica. Didascalica e ricca di variabili, la Guida obbliga ad attenzioni e impone situazioni fattibili, ma difficilmente osservabili. Fino a nuove disposizioni, sottolinea indovinando ovvie perplessità. Poi toccherà alle federazioni integrare l'osservanza. La vigilanza sarà invece affidata ai medici sportivi: tra oneri e rischi.

Si parte dalle modalità di attuazione, si cammina fra situazioni legate alla trasmissione del virus, classificazione ed analisi dei luoghi e dello sport, prevenzione e protezione, gestione ingresso e uscita degli operatori dai siti, mezzi di trasporto, cautele sanitarie, mascherine, risvolti psicologici per gli atleti presi da ansia o stress, monitoraggio tra atleti Covid si e Covid no, supporto tecnologico. Alcuni punti sono fondamentali e per ora non modificabili: i test sierologici non possono sostituire il test diagnostico molecolare sul tampone; pescato un atleta positivo, servirà la quarantena anche per chi gli era attorno. Ma qui mette un punto Giuseppe Capua, medico della commissione antidoping Figc. «Se uno si infetta, non vanno fermati gli altri. Se si parte, sono tutti sani: controllati ogni 3 giorni». Opinione targata Figc e se ne intendono le ragioni: il calcio non può bloccare intere squadre.

Ma è vero che gli atleti dovranno essere sottoposti a numerosi test ed esami, tamponi ogni 4 giorni, il distanziamento proporzionato allo sforzo fisico-atletico. Vien chiarito che mascherine e visiere in taluni sforzi agonistici non sono compatibili con il carico metabolico e il gesto sportivo: serviranno altre misure di mitigazione. Secondo uno studio dell'Università di Eindhoven, chi marcia ad una media di 4 km/ora dovrà avere soggetti in scia ad almeno 5 metri, chi corre a una media di 14 km/h li avrà a 10 m. Soluzione da allenamento: in altro caso, sia corsa o ciclismo, creerebbe problemi.

Vien suggerito l'uso di allarmi tecnologici per segnalare il rispetto delle distanze negli sport di squadra. E, come di recente, viene citata una pericolosità della pallavolo. «Le schiacciate rientrerebbero in classi di rischio elevate». Julio Velasco , guru della pallavolo, è saltato sulla sedia, anzi si è indignato. «Il concetto di pericolosità per noi rappresenta un danno enorme».

Ma in tempo di virus ogni concetto vale: le Tavole del Ministero parlano di uno sport virtuale, non certo reale.

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