La Red Bull ex Vettel ed ex 4 mondiali di fila ha trascorso gran parte della stagione criticando il motore Renault reo (in effetti lo è) di non aver mostrato un'ibrida potenza al livello degli altri due propulsori: Mercedes e Ferrari. Diciamo che Red Bull, per bocca di tutti i suoi uomini di vertice, ad ogni Gp ha puntato il dito sui mali del motore. Risultato, la Renault giorni fa, con il suo presidente Carlos Ghosn, ha sottolineato che di solito si vince e si perde assieme e non così, e che la misura era colma, e che avrebbe smesso di fornire motori. E la Red Bull si è trovata in braghe di tela. Perché Mercedes ha detto sì e poi no (e forse dirà di nuovo sì) a fornirle i propri e perché anche la Ferrari starebbe per fare ugual cosa. O meglio: pare che Maranello, su indicazione, fra gli altri, di Vettel (ex Red Bull anche lui trattato non benissimo nel 2014), sia disponibile solo a dare i motori versione 2015 e non i 2016 che verranno invece forniti a Sauber e Haas. Ovvio, il team diretto tecnicamente da Newey fa paura. Ma preoccupa anche la loro propensione all'ingratitudine.
Fatto sta, ieri, ecco il comunicato Renault: «Abbiamo il piacere di annunciare la sottoscrizione di una lettera d'intenti relativa alla potenziale
acquisizione da parte di Renault del pacchetto azionario di maggioranza di Lotus F1 Team Ltd». Se tutto andrà nel verso giusto, la Renault sarà in F1 con un team suo. Con buona pace della Red Bull che rischia di restare senza ali.
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