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«Rigore per Bradley, ma la porta non era vuota...»

SaltaraÈ da questo inverno che sogna quella maglia.. Era da mesi che ci pensava e ci ripensava alla crono "monstre" di Saltara. Ha sempre pensato che lì, su quelle strade, lui avrebbe solo dovuto difendersi, limitare i danni e, invece, eccolo lì, felice come un bimbo sul palco a vestire la sua maglia rosa. «La strada è ancora lunga, non è stato ancora fatto niente, ma lasciatemi godere la gioia di tornare a vestire la maglia rosa, la maglia che io più amo».
Vincenzo Nibali è semplicemente felice. È stata una grande giornata di ciclismo e lui se la gode a pieni polmoni. «Dite bene, ho disputato una bellissima crono. La prima parte era disegnata per me, con tante curve e molti saliscendi. Nella seconda ho sofferto un po' di più rispetto ai cronoman puri perchè sono più leggero di loro ma mi sono gestito bene e ho mantenuto le forze indispensabili per l'ultima salita - spiega con pacata soddisfazione il siciliano -. Come abbiamo sempre pensato e detto questa crono sarà determinante per la vittoria finale del Giro, e per questa ragione ho lavorato fin da questo inverno come un matto per arrivare pronto a questo giorno. Con me ha lavorato tanto e bene tutta la squadra: dai meccanici ai ds. Dall'ammiraglia sono stato guidato alla perfezione da Martinelli e Shefer che mi hanno dato ulteriore serenità. Tra ieri e oggi ho messo da parte un bottino importante».
Sono in molti a chiedergli se l'altro giorno non abbia rischiato troppo, lungo la discesa verso Pescara. «Ho rischiato, ma dovevo farlo - dice -. D'altra parte, come si dice in questi casi: chi non risica non rosica. Oppure, per cercare di vincere, bisogna anche mettere in conto di perdere. Io sapevo che a Saltara Wiggins aveva un calcio di rigore da tirare, ho fatto in modo che la porta non fosse vuota».
È felice Vincenzo, anche se ora inizia il bello, per non dire il difficile. «Vestire questa maglia rosa è un'emozione fantastica, pari alla prima volta che l'ho indossata nel 2010 - aggiunge il messinese dell'Astana -. Se ci sono arrivato è grazie ai tanti sacrifici affrontati. Alla mia famiglia e alla mia squadra. Sono proprio contento, ma la strada è ancora molto lunga e io non sottovaluto nessuno».
Già, Evans, Gesink, Hesjedal, Wiggins, Scarponi… e chi più ne ha più ne metta. Lui non si scompone. «Temo tutti, ma so anche di stare bene, di avere una grande condizione e di disporre di una grandissima squadra. Qui a Saltara è iniziato il vero Giro e ora ci aspettano tutte le montagne: io sono pronto».
Gli chiedono: Vincenzo, domani ti vestirai tutto di rosa, anche con il pantaloncino? «Il pantaloncino rosa? Ma no, io non sono adatto per queste cose, sono un uomo.

Credete a me: di rosa mi basta la maglia».

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