Una partita rinviata per motivi economici. Non era mai accaduto in serie A e in generale nel calcio professionistico, almeno restando nel dopoguerra. Accadrà domani per Parma-Udinese: la situazione del club emiliano sta precipitando, mancano le condizioni di sicurezza e soprattutto l'accordo con la società che gestisce gli steward tanto che, in attesa che siano sbloccati i fondi necessari a Manenti e alla società per pagare gli arretrati (sempre che avvenga realmente), la società non ha tecnicamente la liquidità necessaria neppure per aprire il Tardini.
Dopo aver preso atto del provvedimento con cui la Prefettura di Parma disponeva che la gara potesse svolgersi esclusivamente a porte chiuse e sentita l'Assocalciatori e l'Assoallenatori che hanno espresso il disagio di giocatori e tecnici di entrambe le squadre nel giocare senza pubblico, la Federcalcio ha deciso il rinvio di concerto con il presidente di Lega e il sindaco Pizzarotti (che ieri sera ha incontrato i pm titolari del fascicolo aperto dalla Procura con la richiesta di fallimento - l'udienza è fissata per il prossimo 19 marzo - per conoscere nel dettaglio l'iter procedurale e i tempi della procedura fallimentare).
Non sarà inflitta la sconfitta a tavolino agli emiliani, ma ancora manca la data in cui si disputerà la partita (la Lega di A la renderà nota quando la vicenda sarà più chiara). La decisione del rinvio la aveva anticipata il ds dell'Udinese Giaretta, avvertito di non partire con la squadra per Parma, mentre capitan Di Natale esprime «solidarietà ai colleghi giallobù per la situazione che stanno vivendo». I vertici di Lega Calcio e della Figc non sono riusciti a mettere una toppa alla situazione ormai disastrosa e degenerata nei mesi, tra l'indifferenza dei controllori. Anche se in Federcalcio difendono il lavoro della Co.Vi.Soc. che aveva già escluso dall'Europa League gli emiliani per il mancato pagamento delle ritenute fiscali (altro evento mai accaduto). L'incontro tenutosi ieri a Collecchio tra tutte le parti in causa non è infatti bastato per ottenere le garanzie sufficienti a far disputare il match.
Il futuro prossimo è tutto da scrivere. Molti tifosi, sfiduciati come i dipendenti del Parma per le promesse mancate del nuovo presidente, invocano a gran voce il ricorso al cosiddetto «fallimento pilotato». Una soluzione stile Bari - tanto per citare l'ultimo esempio - che consentirebbe senza dubbio continuità dal punto di vista sportivo alla società (ammesso che ci siano ancora i tempi tecnici per attuarla, e che un imprenditore - si spera serio - voglia davvero sobbarcarsi i debiti nei confronti dei tesserati nonché la spesa per l'acquisizione del titolo sportivo), ma che metterebbe seriamente nei guai sia i fornitori del club che avanzano crediti da mesi che i dipendenti del Parma che perderebbero anche il lavoro.
Al momento però il ritiro della squadra dal campionato - che porterebbe alla sconfitta a tavolino del Parma nelle 15 partite ancora da giocare, ma non alla cancellazione dei risultati precedenti visto che il girone di ritorno è già iniziato (articolo 53 comma 3 delle Noif) - appare remoto. Visto che le casse del club sono quasi vuote, la Lega di A, per garantire la regolarità del torneo, potrebbe anticipare dei soldi alla dirigenza prendendoli da un fondo di garanzia istituito per le squadre che retrocedono.
Di sicuro, spiegano alcuni legali, se la sentenza dichiarativa del fallimento intervenisse a campionato in corso (come accadrà) e autorizzato l'esercizio provvisorio dell'azienda, gli effetti della revoca dell'affiliazione del Parma alla Figc decorrerebbero comunque dalla data di scadenza fissata per la presentazione
dell'iscrizione al prossimo campionato (giugno 2015). In caso di richiesta di messa in mora dei calciatori, che otterrebbero lo svincolo, gli emiliani potrebbero finire la stagione con la Primavera. E sarebbe già un bel risultato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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