Come l'Apollo dodici la squadra di basket che illumina una Siena incupita dalla crisi e dalla retrocessione della squadra di calcio è arrivata sulla terra degli scudetti, settimo di fila, ottavo della storia, buttando fuori dalla navicella tutto il superfluo dei giorni d'oro, quando in città si cominciava a dire che c'era un problema col Monte, con il bilancio, con troppa gente. Capolavoro gestionale del demiurgo Ferdinando Minucci che anche se tormentato da molti problemi, Finanza in caccia, ha tenuto il timone nella direzione giusta pur avendo una borsa spese ridotta ad un terzo, meraviglia tecnica del maremmano Luca Banchi che dopo essere stato assistente di Pianigiani per sei scudetti di fila ha accettato la sfida fra astri più luminosi, squadre più ricche, una squadra da reinventare tenendo come punto fermo i veterani Moss, pure lui tormentato da odiosi fatti extrabasket, Ress, straordinario per metà stagione e poi fedele guardiano del sistema anche su una gamba sola, e il capitano Carraretto, 301 partite in maglia Mens Sana, classe 1977, sfinito da tante cacce, ma reattivo per l'assalto. Gli uomini nuovi non erano tutti adatti al modo di gestire una squadra per questo maremmano nato nel 1965 sotto il segno del Leone, un tipo dal carattere forte ma anche di portare dalla sua parte chi dubitava. Lo ha fatto con Brown, croce e delizia della stagione, capocannoniere umorale, ma decisivo, ha tentato di farlo con Kangur quasi convinto a difendere bene e con il Benjamin Eze riportato sul campo dopo che Milano lo aveva escluso e addirittura pagato tanto per un anno passato al caldo. Il capolavoro, però, si chiama la valorizzazione completa di Daniel Hackett, miglior giocatore della finale di coppa Italia vinta in febbraio e anche di questi play off dove Siena si è riconfermata campione, giocando 27 partite più di ogni squadra italiana con eurolega abbandonata nella seconda fase per gli incidenti di Ress e Hackett. Nel gruppo ha tirato dentro anche il miglior Janning, dalla retrocessione con Casale al titolo, il tirolese Ortner che altri avevano scartato, ripulito lo spogliatoio dove non si integrava il presuntuoso Kasun, ottenendo il minimo dal deludente Sanikidze.
Per Banchi che ieri ha annunciato ad una radio locale la sua decisione di non rinnovare il contratto con la casa degli spiriti che lo ha rigenerato dopo stagioni tormentate fra Livorno, Trieste, Trapani, Jesi, sarà l'ultima camminata in banchi di sopra, no, non gli hanno ancora dedicato una strada, quella, da sempre, è la grande via che porta verso piazza del Campo, e alla Croce del Travaglio deciderà. Lo hanno cercato a San Pietroburgo, Kazan, dove dovrebbe andare Trinchieri, posti dove pagano bene, ma sembra che sarà lui l'allenatore dell'Armani che ha cambiato strategie economiche, o almeno così sembra: offriva a Pianigiani, ovviamente subito negativo, la metà di quello che prendeva Scariolo, insomma non poteva avvicinarsi a Obradovic, il numero uno allora perché non andare a rubare ancora in casa dell'aquila reale. Banchi potrebbe raddoppiare lo stipendio che prendeva a Siena, 200 mila euro, dove il futuro sarà affidato a Marco Crespi, assistente quest'anno, e al giovane Magro che era nello staff anche con Pianigiani.
Il problema per Minucci sarà trovare risorse nuove (si parla di Angelini - leader dell'industria farmaceutica - come primo sponsor e Mps di rincalzo) per cambiare ancora, rinunciando magari a Brown e forse allo stesso Moss, terrorizzato dalla riapertura del processo per stupro da cui era stato assolto, con la paura di poter perdere pure Hackett che ingolosisce la Milano frettolosa incapace di conquistarlo nell'ultima estate quando le offerte erano timide e il trattamento da "bimbo" lo fecero infuriare.
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