Risse, veleni e dubbi La Juve ha più testa Roma bella e piegata

Decisiva la scorza dura bianconera tra rigori (3) due rossi e Vidal in fuorigioco sul gol di Bonucci

Risse, veleni e dubbi La Juve ha più testa  Roma bella e piegata

nostro inviato a Torino

I secondi sono sempre gli stessi e i primi non cambiano maglia. Fuori i secondi e la Juve è rimasta in piedi. Bastava un pareggio per rassicurarla. Invece si è aggiunto un gran gol di Bonucci, ma con quell'errore che taglia la lingua: Vidal era in fuorigioco, il portiere ne ha subito danno. L'arbitro ha aggiunto un errore a tanti dubbi. Partita da braccio di ferro, un bel braccio di ferro, ma la Signora ha ancora il braccio più allenato. Non tanto nel gioco del calcio, perché la Roma te lo fa gustare con piacere, quanto nella testa, nella resistenza al muro contro muro, nella determinazione a non mollare metri, spazio e occasioni.

Torino si è immersa nell'unico scampolo di calcio dignitoso che il campionato nostro possa proporre. Ma anche nei suoi vezzi e vizi. I vizi chiamano errori e risse, i dietrologismi e i dubbi: una partita vinta regolarmente o con l'aiuto degli errori dell'arbitro?

Stavolta l'unica verità accettabile sta nel mezzo. L'errore pesante sta nella vista corta sull'ultimo gol. Gli altri sono fiscalismi da pro o contro. I vezzi sono quelli di chi protesta facile e con poca testa: per fortuna il peggiore in campo è stato un allenatore francese, i più sciagurati uno spagnolo e un greco, il più indisponente un arbitro (tanto per cambiare), il più riottoso uno svizzero, i più esagerati quei due che stavano in tribuna (De Rossi e Strootman hanno litigato con il pubblico), i più pacieri, guarda, guarda, alcuni italiani.

Detto del peggio, tanto vale cercare il meglio in quel che ha spiegato il risultato. La Juve non è quella che ti stritola con decisione, ma trova il modo per avvelenarti: sarà un caso se la Roma allo Stadium ha subito 17 gol (e 4 segnati) in 5 partite? Più di tre reti a volta: mica poco. Ma la Roma ha fatto un passo avanti rispetto all'anno scorso: non è stata quello studentello con il foglio bianco al momento del compito in classe come dimostrò il tre a zero passato. La Juve ha impiegato dieci minuti in più per segnare il primo gol, Bonucci è stato l'uomo che ha piegato le gambe ai romanisti come l'anno passato: allora fu il 2-0, ieri il 3-2 ancor più devastante per il morale.

Qualcuno penserà: l'arbitro ha messo del suo. Quel primo rigore per un gomito di Maicon al limite del superfiscalismo, quell'altro per un intervento di Pjanic al limite (limitassimo) d'area. Ineccepibile sulla trattenuta di Lichtsteiner su Totti, soprattutto per la stupidaggine del fallo. Poi l'unico gol che valesse il biglietto quando Gervinho ha mandato in tilt Caceres e Bonucci e Iturbe è passato sotto il naso di Chiellini, ricamando una conclusione da globe trotter. I rigori di Tevez sono stati ineccepibili nella freddezza del piede e del killer, quello di Totti una scrittura di stile.

La Juve ha giocato subito con attenzione difensiva, la Roma ha tenuto ritmo basso finché Gervinho non ha acceso l'interruttore. Partita che si è evoluta mostrando la bella faccia della squadra di Garcia e la scorza dura della Juve che prima si è lasciata massaggiare da gioco e gol, poi ha preso leggero sopravento nel finale.

Non a caso Tevez si è infiltrato come un guerrigliero nella savana d'area e Morata, entrato al posto di Llorente, ha colpito la traversa rovinando la buona partita di Manolas con il quale, poi, è arrivato al litigio duro e impuro costato il rosso a entrambi. C'era Guardiola in tribuna: forse l'unico uscito allegro. Più di Allegri.

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