Rivalità tra Milan e Juventus Bentornato calcio polemico

E' giusto così: polemiche, accuse, liti. Milan-Juventus è questo, non è quello che era stato negli ultimi anni, in cui milanisti e juventini erano di fatto solo anti-interisti

Rivalità tra Milan e Juventus Bentornato calcio polemico

Dai così, perché è giusto così: polemiche, accuse, liti. Milan-Juventus è questo, non è quello che era stato negli ultimi anni, in cui milanisti e juventini erano di fatto solo anti-interisti. Le polemiche servono a ridare normalità alla rivalità. Qui non serve sapere chi abbia ragione e chi torto. Gol non gol, fuorigioco o non fuorigioco, prova tv per Mexes o meno. Qui si registra la ritrovata abitudine di sentirsi nemici. Il calcio è questo, anche se molti lo vorrebbero pieno di giocatori che dicono all’arbitro «no, non darmi il rigore, perché non c’è fallo». Ecco, quella è un’altra cosa: è la proiezione buonista, irreale e noiosa del pallone. È l’illusione, anche un po’ soporifera, di uno sport che pensi al «vinca il migliore». Ma perché? Milan-Juventus senza polemiche, senza accuse, senza insulti è un’amichevole, oppure una partita alla playstation. Se vuoi qualcosa di vero, devi prenderti il codazzo di sano livore che si trascina durante e dopo una partita di calcio normale. L’arbitro da accusare è parte del gioco, se sbaglia da una parte e dall’altra meglio: le polemiche saranno di più. Ecco, questo è stata la partita di sabato: calcio, semplicemente. Interventi duri in campo, normali provocazioni di gioco, cazzotti non visti dall’arbitro, più tutto il resto degli errori di Tagliavento che hanno di fatto reso la partita un evento ancora più interessante.
Sentire San Siro urlare «ladri» alla Juventus è stato liberatorio: è un coro che sa di definitiva conclusione di un periodo di bizzarra complicità che ha caratterizzato per troppo tempo i rapporti tra i club e le squadre. Al diavolo il fair play, per piacere. Ed ecco: lo scontro verbale Galliani-Conte, quello televisivo Conte-Boban, lo stadio che per novanta minuti ha fischiato Chiellini, sono tutte cose che rientrano nella normale dinamica di una antica rivalità. L’anomalia era un’altra, non questa. I deliri erano altri, non questi. Che cos’è successo, in fondo? Parole, parole, parole. Zero violenza. Cioè la perfezione dell’antagonismo sportivo. Qualcuno ha sentito di problemi di ordine pubblico? Qualcuno ha avuto paura di arrivare allo stadio con la sciarpa della propria squadra al collo? Qualcuno non ha potuto esultare al gol per timore di essere picchiato selvaggiamente? No, no e no. Allora nessuno venga a parlarci adesso di animi esacerbati o di cattivi esempi dati al pubblico che poi possono sfociare in incidenti.
Un semplice, forte, deciso odio calcistico. La normalità dello sport che è fatto di voglia di vincere, non di voglia di partecipare. Gli errori dell’arbitro sono il problema, non c’erto quello che è accaduto dopo. Il pallone si chieda come sia possibile oggi che possano esserci sbagli così evidenti. Il resto, invece, è un contorno che aiuta lo spettacolo e, probabilmente, anche lo stesso sport. L’invenzione degli stadi come salotti dove prendere il tè con l’amico dell’altra squadra è una bestialità peggiore di tutte quelle sentite sabato sera nel complicato post partita: a vedere il calcio si va per passione e per tifo. A favore e contro. Le polemiche come queste aiutano la passione, non il contrario. Allegri che alza la voce, Conte che alza la voce, i giocatori che fanno falli e si spingono e se le danno fanno parte della bellezza del calcio. Senza tutto questo, sarebbe un rugby qualsiasi, dove si festeggiano le sconfitte. Il terzo tempo è un’invenzione buona per fare un po’ di sceneggiate, non per pensare di cambiare il calcio in qualcosa che non c’entra nulla.

Da bimbi l’allenatore diceva: «Fai un fallo a un avversario, aiutalo a rialzarsi e digli che ne avrà ancora». Milan-Juve ha un senso soltanto se è così. Sbagliata per tutti quelli che non sanno che cosa sia il calcio vero. Giusta per gli altri.
twitter: @giudebellis

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