Non c'è nessuna rivoluzione juventina. La scelta di Andrea Agnelli è logica conseguenza di una necessità contabile alla quale non si poteva sfuggire. Le voci relative a Mancini o a Inzaghi avevano un effettivo valore ma con alcune contro indicazioni: il primo appartiene al gruppo di quelli nati nella nutella, ha frequentato i migliori salotti calcistici, ha un costo preciso; il secondo si presenta benissimo a differenza del collega appena esonerato ma non ha mai messo piede se non negli spogliatoi della SS Lazio, da sempre. Entrambi sarebbero finiti nella centrifuga juventina, con annessi e connessi.
Andrea Pirlo ha il passaporto senza un solo timbro, il suo documento calcistico risulta valido dovunque egli si presenti, ha carisma anche se mai esposto, ha esperienza di grandissimi club, ha vinto titoli italiani, europei, mondiali come nessun altro tra i viventi in panchina, ha conosciuto gli ambienti migliori del football, non è mai stato duce plateale ma principe silenzioso, ha imposto la sua personalità con la semplice presenza.
Dicono (Fabio Paratici) che sia un predestinato, effettivamente sembra l'uomo giusto nella squadra giusta, esattamente il contrario di quello che era capitato a Maurizio Sarri, l'uomo sbagliato nel club sbagliato. I paragoni con Seedorf e Stramaccioni non reggono e sono pretestuosi: il milanista aveva un rapporto arrogante con i calciatori, il secondo era uno sbarbato alle prese con qualcosa più grande, molto più grande di lui medesimo. Andrea Pirlo ha un profilo decisamente più forte e sostanzioso, dinanzi alle sue medaglie anche Cristiano Ronaldo dovrà lustrarsi gli occhi perché se il portoghese ha accumulato gol, coppe e trofei, Pirlo ha un titolo mondiale che CR7 non ha mai conquistato e mai conquisterà. Non è una sfida, questa, non è un duello tra pistoleri ma un confronto necessario là dove, finora, ci sono stati errori e sottomissioni, privilegi e mancanze. Ma è anche ridicolo e superficiale pensare e dire che la nuova Juventus nascerà attorno al suo fuoriclasse, sarebbe assurdo e irrispettoso nei confronti di Pirlo, della storia bianconera e di tutto il gruppo. La Juventus di Pirlo deve recuperare se stessa, non inseguendo chissà quali isole del tesoro, l'ossessione della Champions può essere moderata da chi l'ha stravinta, come Cristiano, ma senza la stessa superbia. Pirlo è la soluzione necessaria in emergenza finanziaria, Pirlo non è una scommessa semmai è Pirlo stesso a scommettere sul proprio futuro.
Dovrà trasferire la sua maledetta in panchina, dirigendola verso la coppa maledetta. Ma dovrà anch'egli fare i conti con una realtà economica che non consente spese ultramilionarie, il budget è quello, si possono rincorrere parametri zero (come fu lui) o pensare a cambi alla pari, non altro, in attesa che gli azionisti di riferimento diano un segnale, ulteriore, sul futuro del club. Andrea Pirlo avrà bisogno di un supporto continuo che nella Juventus può arrivargli da Nedved, Buffon, Chiellini, da un eventuale rientro di Barzagli ma Agnelli stia attento a non trasformare il mondo Juve in villa Arzilla, riempiendo la sala di troppe voci, di troppi ex pronti a rifarsi gloria, sarebbe un errore gravissimo che è costato ad altri presidenti.
Liberarsi dei pesi, tecnici e salariali, questa sarà la vera rivoluzione, mandare in pensione, con sontuosa buonuscita, chi lo è già da anni (Higuain e Khedira), trovare alternative, fresche affamate più che famose, ad alcuni cartonati con stipendi altissimi e sgombrare il retrobottega anche di giovani reduci dall'Under 23, che non sono né promesse, né premesse. Il 24 agosto raduno alla Continassa. Verrà il tempo per capire.
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