La rivoluzione di Super Pippo. Fuori il Faraone e De Sciglio

Stasera per il Milan trasferta col Torino. Dentro Abate e De Jong. Inzaghi: "Basta prendere gol così". "Destro? È della Roma". E Cerci parte dalla panchina

Berlusconi e Cerci a Milanello
Berlusconi e Cerci a Milanello

Per il Milan, ai primi di gennaio, non ci sono più né tempo né (altri) punti da perdere. Lo ha ripetuto in modo brutale Inzaghi ai suoi prima di trasferirsi a Torino, lo ha confermato indirettamente la presenza di Silvio Berlusconi giunto a Milanello per tenere un lunghissimo (tre ore) briefing con Adriano Galliani e il tecnico. Due gli argomenti iscritti d'ufficio all'ordine del giorno: le prossime mosse di calcio-mercato e i rimedi per evitare i difetti cronici del team (leggere qui: subire gol da calci d'angolo). «Dobbiamo essere più svegli e più cinici» la sintesi di Pippo prima di concedersi una battuta («da dieci anni prendiamo gol così, anche quando avevamo fior di campioni»: ogni riferimento a Nesta e Thiago Silva è voluto, ndr) e una riflessione («non so cosa ci sia bisogno di fare per evitarli, non ho la bacchetta magica anche se me ne hanno regalato una») che ha quasi il sapore di una resa incondizionata. Accompagnata da una doverosa difesa del famoso tattico per le palle inattive, Vio, arrivato da Firenze a rimpolpare lo staff milanista. Di sicuro la prova inquietante con il Sassuolo («non possiamo perdere col nostro portiere senza voto») ha lasciato il segno e determinato qualche scelta drastica. Per esempio De Sciglio, con la scusa di un dolorino, è stato messo da parte (al suo posto Armero), per esempio identica sorte per El Shaarawy con la spiegazione di dover affrontare martedì prossimo ancora il Sassuolo in coppa Italia: non a caso la "catena di sinistra" era risultata l'anello debole martedì scorso. «È stata una giornata storta di tutta la squadra» l'abile ombrello dietro il quale Inzaghi ha riparato i due giovanotti messi in discussione. Con il ritorno di Mexes in difesa e di De Jong a centrocampo, quella di stasera col Toro si può ben definire una piccola rivoluzione. Cerci non è ancora pronto per giocare dall'inizio e non si tratta perciò di una scelta ma di una prudenza necessaria.

Inzaghi ha rivoltato come un calzino l'ultimo Milan, il mercato, affidato alla regia di Adriano Galliani, completerà l'operazione. Con un dichiarato obiettivo: ridurre la rosa dagli attuali 28 componenti. Durante la sua visita Berlusconi ha assistito a una parte dell'allenamento, ha parlato con Cerci, ha chiesto e ottenuto il quadro completo delle trattative: 1) Niang richiesto in Italia e all'estero; 2) Saponara trattato dal Bologna, ha rifiutato la serie B; 3) al suo posto, dovesse partire per altra destinazione, arriverebbe dal Liverpool Suso (da non escludere il belga Witsel); 4) pista abbandonata quella del centrocampista Mario Suarez dell'Atletico Madrid per via dell'offerta dell'Inter (15 milioni); 5) in caso di cessione di una delle punte, Niang o Pazzini appunto, l'obiettivo numero uno è Mattia Destro (il Milan offre un riscatto a 15 mln, la Roma ne pretende 20), già trattato durante l'estate scorsa prima dell'arrivo di Torres. Inzaghi gli ha dedicato un sorrisetto malizioso e una frase di circostanza: «È un giocatore della Roma». Per dirottarlo da Trigoria a Milanello, è indispensabile il via libera dell'azionista di maggioranza. Berlusconi ha detto sì ma a condizione di non appesantire ulteriormente il monte ingaggi.

«Acquistare oggi è l'operazione più semplice da realizzare, tutti offrono calciatori, a qualunque condizione» l'osservazione di Galliani, vincolato perciò alla missione di sempre, prima deve liberare una casella e poi può procedere a un altro paio di arrivi.

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