L'appuntamento con il calcio d'inizio di Euro 2020 è previsto fra 450 giorni allo stadio Olimpico di Roma. Se lo darà il piede di un calciatore dell'Italia dipenderà da come finirà il cammino della Nazionale di Roberto Mancini che stasera a Udine muoverà i primi passi. Il ct ostenta tranquillità che deriva da un gruppo composto per lo più da giovani bravi e con tanta voglia di emergere. «Per decenni si è giocato e vinto senza pensare al come lo si faceva, ora qualcosa deve cambiare. I giovani forti ci sono, basta farli giocare», il messaggio del Mancio.
La squadra, già durante le prime apparizioni (nove dall'approdo del nuovo ct dieci mesi fa), ha mostrato un volto totalmente nuovo ai tifosi, ancora scottati dalla mancata qualificazione ai Mondiali di Russia della scorsa estate. Talento, freschezza e nuove idee hanno immediatamente reso più brillante quell'azzurro sbiadito nella notte amara di San Siro. Bel gioco e giovani sono i due chiari dogmi di Mancini, magari con un pizzico di esperienza. Che è proprio il problema dei calciatori di oggi con la carta d'identità più «fresca».
La nuova generazione (da Piccini a Barella - titolari a Udine - passando per Zaniolo, tanto per citare alcune delle promesse su cui punta il ct) non ha solo bussato ai cancelli di Coverciano, ma è già entrata e ne ha preso possesso scacciando quella dei quasi trentenni - vedi il Balotelli che dopo tante promesse non mantenute ha l'ultima occasione di rientrare nel gruppo -. E nelle ultime convocazioni, pur con qualche forfeit in extremis, in particolare Chiesa e Florenzi, 21 giocatori su 29 hanno meno di 27 anni e 10 meno di 24. «A questa Nazionale ho dato la mia esperienza, il bagaglio tecnico e un po' di tranquillità - così il ct azzurro -. Ho creduto da subito nel progetto e nei giovani, l'obiettivo è qualificarci all'Europeo, quando ci arriveremo si faranno delle scelte».
Stasera in una Dacia Arena quasi esaurita vivremo un altro passo in avanti della nuova era: il debutto da titolare del primo Millenial arrivato a giocare con la nazionale dei grandi (lo scorso 20 novembre con gli Usa), quel Moise Kean di Vercelli ma con origini ivoriane che fa parte della scuderia di Raiola. È considerato un predestinato, ha forza, coraggio e vede la porta. Manna per un'Italia che ha esultato solo otto volte per un gol nell'era manciniana. «Da Udine torneremo a segnare gol», promette Mancio. Con l'assenza di Chiesa fin qui sempre presente, il giovane Moise completerà il tridente insieme a Immobile e Bernardeschi. «Mi aspetto che faccia quello che sa. Non ha l'esperienza di altri ma ha entusiasmo e sa vedere la porta, giocando in tranquillità ed allegria», ha detto di lui il ct. Più avanti nelle qualificazioni, o magari già stasera in corso d'opera, toccherà anche all'eterno Quagliarella che può diventare il marcatore azzurro più longevo. «Abbiamo onorato fino in fondo la Nations League, dalla gara con la Finlandia diventa fondamentale non solo per vincere le partite e migliorare sempre ma anche per il ranking, che non ci piace tanto e vorremmo risalire un po', e l'eventuale sorteggio per la Coppa del Mondo. A chi dare la maglia numero 10? È particolare, sceglieranno i giocatori», ha sottolineato Mancini.
«Il ct ci ha dato serenità, fiducia ed entusiasmo, e non era semplice soprattutto
per chi ha vissuto l'eliminazione dai Mondiali - così capitan Chiellini -. Il clima è ottimo come sempre, c'è un gruppo di ragazzi che ha l'ambizione di provare l'emozione fra un anno e mezzo di stare insieme 40-50 giorni».
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