Roma 2024, le verità del comitato

E Malagò martedì a Roma vedrà il n°1 del Cio, Bach. Piano B?

Roma 2024, le verità del comitato

Ora che il no ai Giochi arriva anche dal consiglio comunale di Roma, resta da capire se la candidatura affronterà comunque il passaggio del 7 ottobre (la consegna al Cio del secondo dossier). Martedì a Roma ci sarà un incontro tra il presidente del Coni Malagò e il numero uno del Cio Bach per capire il da farsi. «Parto dal presupposto che la candidatura senza il consenso della città perde credibilità, è più unico che raro essere fermati a 3/4 della corsa», così Malagò. Il Cio ha sì sottolineato ieri l’appoggio di Governo e Regione Lazio alla candidatura, qualcuno sostiene che la corsa è ancora aperta con un possibile piano B del Coni. Il dossier completo va presentato il 3 febbraio 2017, bisognerà vedere se il premier Renzi (ipotesi poco probabile) vorrà entrare in conflitto con i 5 Stelle e proseguire il cammino senza il Comune. Scintille in Campidoglio durante la discussione con la coordinatrice del Comitato organizzatore di Roma 2024 Diana Bianchedi al quale viene negato l’intervento. «Volevo semplicemente spiegare il progetto, hanno votato su qualcosa che non hanno mai letto», dice la Bianchedi che avrebbe voluto spiegare come almeno molte delle frasi a sostegno del no alla candidatura pronunciate dalla Raggi siano sbagliate. Il sindaco pentastellato aveva parlato di «gesto da irresponsabili», ma secondo il Comitato organizzatore da irresponsabili è rinunciare ai soldi del Cio (1,7 miliardi di euro) e del Governo (circa 4 miliardi) che sarebbero serviti per tutte le opere infrastrutturali di cui la città avrebbe avuto bisogno. E a proposito delle «olimpiadi del mattone», in realtà nel progetto sono previsti solo due impianti nuovi su un totale di 36 con possibilità di modifiche da parte del Comune. È sbagliato anche, ritiene il Comitato, parlare di «mangiatoia» per i corrotti perché la gestione delle Olimpiadi sarebbe stata fatta da persone scelte dal Comune, ma anche di una Roma piena di interventi inutili, visto che sarebbero stati Giochi diffusi sul territorio, con il coinvolgimento di altre 11 città italiane. In più non sono possibili raffronti con il passato (vedi il caso limite di Atene) perché la nuova agenda imposta dal Cio prevede progetti contenuti in termini di investimenti.

Errato anche parlare di città che hanno ritirato la candidatura (Boston o Dubai) o del debito di Roma 1960, che è di poche centinaia di migliaia di euro per via di cause in corso sugli espropri. E intanto la Federugby ha ritirato la candidatura per l’organizzazione dei Mondiali 2023.

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