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La Roma cerca il miracolo dell'"effetto José"

Stasera la semifinale "impossibile" per Fonseca dopo il 6-2 di Old Trafford

La Roma cerca il miracolo dell'"effetto José"

Attesa spasmodica. La Roma questa ospiterà all'Olimpico il Manchester United nel ritorno della semifinale di Europa League, eppure, benché i giallorossi non avessero mai raggiunto questo punto della competizione, in città nessuno ci pensa. Un po' per il risultato dell'andata (6-2 per il Manchester United all'Old Trafford), un po' per l'annuncio a sorpresa di martedì pomeriggio. La testa di società, giocatori e tifosi è completamente rivolta a José Mourinho.

Al punto che nemmeno Fonseca, allenatore uscente, ha detto la sua a riguardo: «Conosciamo il valore di Mourinho: è un grande allenatore, farà un ottimo lavoro». L'interesse lo cattura inevitabilmente più lo Special One che non la semifinale, che sembra avere esito scontato. Eppure per i giocatori è la prima occasione per mettersi in mostra, per farsi notare da Mourinho. Con Smalling e Mkhitaryan il tecnico portoghese ha già lavorato proprio al Manchester United (e i rapporti non erano distesissimi), ma per tutti gli altri Mou è una novità assoluta. In città, esattamente come a Trigoria, si ha la sensazione che la Roma dei Friedkin abbia un progetto ambizioso, per il quale gli imprenditori americani sono pronti a investire. Con Mou, mentre la nave giallorossa stava affondando (alla figuraccia nella semifinale d'andata dell'Europa League vanno aggiunti i soli 5 punti conquistati nelle ultime 8 giornate di campionato con il settimo posto in classifica insidiato dal Sassuolo), è già cambiato tutto. Nessuno vuole più abbandonare, tutti sono pronti a giurare fedeltà, stimolati e stuzzicati dal progetto.

Perfino in casa Lazio i tifosi hanno improvvisamente perso il sorriso. Con la squadra biancoceleste impegnata nella corsa alla Champions non si contano le telefonate alla radio di tifosi che chiedono a Lotito di rispondere al colpo Mourinho con l'acquisto di qualche giocatore (Inzaghi in panchina piace invece alla maggioranza della piazza). «Oltre alle ambizioni serve anche l'orgoglio. Se la Roma cresce, deve farlo anche la Lazio». Addirittura in molti ricordano quanto successo nei primi anni 2000, quando Franco Sensi, dopo 7-8 anni di presidenza, rispose allo scudetto della Lazio di Cragnotti prendendo, in un colpo solo, Batistuta, Emerson e Samuel. «Non lo ha fatto prima finché non aveva vinto la Lazio non era stato punto nell'orgoglio». E i giallorossi riuscirono subito a laurearsi campioni d'Italia. A Roma, d'altronde, si vive il confronto quotidiano. Per questo per Mourinho c'è, da ambo le parti, una spasmodica attesa.

Anche più di quella della semifinale di stasera.

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