Torino Il Toro c'è, la Roma no. E allora vincono i granata (3-1), che non battevano i giallorossi in casa da ventisei anni, addirittura. Vincono, perché ritrovano dal primo minuto un Belotti che vale la Nazionale e che ovviamente Ventura conosce benissimo. Ma anche perché corrono dal primo all'ultimo minuto, non soffrono di presunzione e non smettono mai di lottare. E anche perché hanno trovato in Hart un portiere capace di dare solidità al reparto e in Barreca un giovane che sa cosa fare sulla fascia sinistra: Mihajolovic ha insomma di che essere soddisfatto. Al contrario di uno Spalletti che a volte dà l'impressione di non sapere che pesci prendere e che si mette pure a parlare in terza persona: «Al solito, quando arrivano le prime difficoltà, si va in confusione perché ci sono menti un po' malate che pensano che le cose vengano fuori dalle nostre qualità, senza però metterci la testa. Troppi alti e bassi, come succede da anni: in settimana l'allenatore dovrebbe accorgersene e lavorare per migliorare l'aspetto mentale».
In attesa che lo faccia proprio lui, il Toro sale a 8 punti in classifica e la Roma incassa il secondo ko stagionale vedendo allontanarsi Juventus e Napoli. Unica nota positiva, per i giallorossi, il gol numero 250 segnato in serie A da quell'eterno ragazzo che è Francesco Totti (40 anni domani), accolto da una vera standing ovation da parte di tutto il pubblico quando ha messo piede in campo: il suo rigore avrebbe potuto permettere alla Roma di credere nuovamente in una rimonta che però non c'è stata. E anche giustamente: bravo il Toro a non farsi prendere dall'ansia, fino ad allungare nuovamente grazie al secondo gol personale di Iago Falque.
Il Toro non è in effetti stato solo Belotti, arrivato a cinque reti in campionato nonostante due rigori sbagliati e un infortunio che lo ha tolto di mezzo per un paio di settimane: squadra quadrata e pronta ad andare in profondità, con l'argentino Boyé che sa di saper giocare a calcio, con una difesa sufficientemente solida dove Castan e Rossettini conoscono il mestiere, con un attacco che sfrutta il Gallo appena possibile e uno Iago Falque pressoché imprendibile contro la sua ex squadra. «Senza troppi infortuni, potremo lottare anche per l'Europa League», si è sbilanciato Mihajlovic. Che aveva ovviamente anche voglia di scherzare, ribadendo di aspettarsi una cena pagata da Totti «perché dissi io a Boskov di farlo debuttare, nel 1993. Ma probabilmente ha paura di spendere soldi: una volta non era tirchio».
Climi opposti, allora. E Roma che deve anche ringraziare Szczesny se non è andata incontro a una vera Caporetto anche in termini numerici: la difesa giallorossa è stata a tratti imbarazzante, con Bruno Peres e Florenzi esterni per nulla predisposti al sacrificio, ma anche con Manolas e Fazio inguardabili. Pronti via e le occasioni fioccano di qua e di là: i granata passano subito in vantaggio con Belotti (assist di Obi, poi infortunato), la Roma spreca con Dzeko e il Toro per poco non raddoppia con Falque, il quale prima prende un palo e poi si vede dire di no da Szczesny. Hart è sempre attento, Belotti un toro in tutto e per tutto e si procura (fallo di Bruno Peres, ex granata) pure il rigore trasformato da Falque.
Seguono il gol di Totti, il solito mezzo gol sbagliato da Dzeko e la chiusura dei conti con un sinistro dal limite di Falque, deviato in maniera decisiva da Fazio. Fine delle trasmissioni ancor prima di arrivare a metà ripresa: il Toro non soffre più, la Roma non ne ha più. Fisicamente, ma soprattutto mentalmente: se Spalletti sa cosa fare, agisca. Prima che sia troppo tardi.
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