La Roma torna testaccina. Ranieri tecnico vintage: "Ci aggrappiamo ai tifosi"

"Voglio giocatori che arino il campo. Non potevo dire di no a questa squadra. Anche se ci perdo..."

La Roma torna testaccina. Ranieri tecnico vintage: "Ci aggrappiamo ai tifosi"

Roma - Quando Claudio Ranieri lasciò Trigoria in maniera traumatica, chiudendo con le dimissioni la sua prima esperienza sulla panchina della Roma, mancavano poche settimane al passaggio di consegne della società giallorossa dalla famiglia Sensi agli americani. Otto anni dopo, il tempo sembra essersi fermato a quel giorno di febbraio: da allora Pallotta ha cambiato sei allenatori, non riuscendo ad arricchire in nessun modo la bacheca, e ora che c'è un posto Champions da andarsi a riprendere ci si aggrappa a un allenatore che è pure un tifoso dei giallorossi. Di fatto, il definitivo congedo da quella rivoluzione culturale - mai veramente decollata - che era il motto a stelle a strisce nel 2011.

Ecco che la prima conferenza stampa che apre la seconda era del tecnico testaccino a Roma ha un sapore quasi vintage. C'è un invito al romanismo («i giocatori devono sentirsi amati dal pubblico, è brutto giocare in casa con la paura, chiedo aiuto ai nostri tifosi»), uno sprone ai suoi ragazzi («voglio vedere i calciatori arare il campo, non devono esserci più scuse, sono uomini non bambini di 4 anni») e persino l'ammissione di aver accettato un contratto di tre mesi - come un traghettatore qualunque e non come un tecnico dal pedigree internazionale - per amore di questi colori («quando la Roma chiama non si può dire di no, il ritorno qui per chi è romano e tifoso è sempre speciale, guadagnerò meno dei soldi che ho lasciato al Fulham...»). Così, per un milione di euro - più bonus se a fine stagione arriverà la qualificazione Champions - in 12 partite, il neo allenatore giallorosso cercherà di salvare un'annata che ha preso una piega complicata. «Sono pronto a lottare, ma da solo non ce la farò a portare la Roma al traguardo auspicato, mi aggrappo ai tifosi e alle motivazioni della squadra», ribadisce il tecnico definito «tinkerman», l'aggiustatore. Il cui manifesto programmatico per rimettere a posto i pezzi di un puzzle confuso prevede le parole fatica, rabbia, lavoro e allegria. Di sicuro non pensa al futuro e a quello che potrà accadere il 1° luglio, alla fine del mini contratto firmato: «Mi vedo adesso qui a Trigoria e domani (oggi, ndr) in panchina, non vado oltre».

Curioso che il suo nuovo debutto sulla panchina giallorossa sarà ancora contro una squadra toscana: il 13 settembre 2009 vinse a Siena con i gol di due difensori, stasera sfiderà l'Empoli ma all'Olimpico. «Quella era una Roma importante, magari un po' sul viale del tramonto, c'erano giocatori di una certa età che avevano dato tantissimo - il ricordo di Ranieri -. Sono riuscito a motivarli il primo anno, meno il secondo, per questo sono andato via. Dunque, chiederò il massimo anche al gruppo attuale, sono molto esigente già con me stesso. Voglio una squadra sorridente, che lotta e non si arrende mai». All'inizio punterà sull'aspetto psicologico più che su quello tattico, anche perchè stasera vivrà una grande emergenza (8 assenti e uno Zaniolo acciaccato che forse partirà in panchina, convocati 5 Primavera), e dice di non aver chiamato il predecessore Di Francesco: «Capisco l'amarezza per chi viene esonerato, io ho fatto un tifo spaventoso per lui, è un gran professionista. Ha fatto degli errori? Noi allenatori li facciamo tutti».

È il momento di mettersi al lavoro e suonare la

campanella, magari quella che comprò a Natale ai tempi del Leicester per svegliare la squadra durante gli allenamenti. «Ma qui ci vorrebbe la campana di San Pietro...», chiude con il sorriso il tifoso allenatore Ranieri.

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