Champions league all'ultimo capitolo. «Serve l'ultimo sforzo» così Stefano Pioli spinge i suoi traditi ancora una volta da qualche acciacco (Rebic col polpaccio fuori uso) e da una settimana vissuta tra rimorsi e propositi bellicosi dopo il mancato successo col Cagliari già salvo. È la parola d'ordine di quest'ultima domenica di calcio autentico perché gli altri verdetti sono stati già scritti e nel frattempo è possibile cogliere i primi segnali del calcio che verrà, tra stipendi ridimensionati e calcio-mercato ridotto all'osso. Non mancano le battute maliziose e qualche silenzio assordante. Quella di Mihajlovic, a Bologna, in attesa della Juve, è una di quelle, specie se dopo aver indovinato arbitro e varista Sinisa continua a fare l'indovino parlando di un sogno, «ho sognato che sullo 0 a 0 Dybala stava tirando un rigore, poi mi sono svegliato», così tanto per riscaldare l'attesa che i tifosi bolognesi hanno preparato con uno striscione («sbranateli») affisso sull'uscio del centro di Casteldebole. L'assenza a sorpresa, è quella di Gasperini, rimpiazzato in conferenza-stampa, un'ora prima dell'appuntamento, da Luca Percassi che promette «l'Atalanta farà l'Atalanta, vuole arrivare seconda» e scommette «Gasp è intoccabile» per rassicurare che nessuno sconto - di quelli invocati dai tifosi della Dea imbestialiti con la Juve - verrà offerto al Milan.
E d'altro canto, gli incastri di classifica, in tal senso parlano chiarissimo. Milan e Napoli, se vogliono presentarsi in Champions league, devono vincere, alla Juve non basta imitarli. Impegno comodo per Gattuso e i suoi con il Verona di Juric, ormai al sicuro e senza più obiettivi, impegno molto scomodo per il Milan perché l'Atalanta è l'unica mai battuta da Pioli che pure ha messo in fila 27 risultati utili consecutivi nel 2020. «Quest'anno ci siamo avvicinati molto al loro livello» è l'unica risposta che può dare Pioli in queste ore. Stasera non deve avvicinarsi, deve saltare l'ostacolo se non vuole restare appeso ai capricci della Juve caricata a pallettoni dalla coppa Italia e dal sorriso ritrovato di Pirlo che ha una visione quasi biblica della propria condizione. «Dopo la sconfitta con il Milan eravamo morti, adesso siamo rinati» manda a dire dopo aver sottolineato di vedere «CR7 in bianconero» dimenticando che nel frattempo c'è l'addio a Buffon da consumare.
Non è il solo. Seguiranno forse quelli di molti altri protagonisti, Donnarumma e Calhanoglu sul fronte Milanello, Gattuso sul fronte napoletano a dispetto dei tanti che vorrebbero un suo ripensamento, addirittura una riconciliazione con De Laurentiis che è come pretendere che Salvini e Letta finissero a braccetto sulla scia di Draghi.
Conteranno la salute fisica ma anche la forza mentale, la scioltezza calcistica che accompagna il Napoli all'ultima meta e la voglia collettiva di regalare partite vere, come lo sono state Benevento-Crotone, Milan-Cagliari e Lazio-Torino, insomma senza prove che possano moltiplicare i pettegolezzi che non mancano mai dalle nostre parti.
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