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Rui Pinto, l'Assange del calcio che ha incastrato il Manchester City

L'hacker portoghese è detenuto a Lisbona da quasi un anno: le sue rivelazioni hanno mandato in crisi il calcio mondiale

Rui Pinto, l'Assange del calcio che ha incastrato il Manchester City

Un oscuro nerd portoghese di nome Rui Pinto, oggi 31enne, ecco chi c'è dietro la stangata al Manchester City, escluso dalle coppe europee per due anni per mano dell'Uefa.

Una figura al centro delle discussioni quella del portoghese, diventato il Julian Assange del calcio. Tuttavia ci sono quelli che lo considerano un paladino della libertà della libera informazione contro la censura dei potenti e quelli per cui siamo di fronte a un criminale-hacker, contro di cui pendono accuse per hackeraggio, furto di documenti ed estorsione. In passato infatti avrebbe ricattato varie autorità sportive dopo aver ottenuto, secondo i suoi nemici illegalmente, i documenti (in totale, si parla di 70 milioni di documenti e di 3.4 terabytes di informazioni) con cui ha rivelato varie nefandezze del calcio europeo, per poi fondare la sua piattaforma Football Leaks dove postava gli scoop.

A quel punto parte l'inchiesta del settimanale tedesco Der Spiegel che a fine 2018 porta alla luce alcuni documenti di Football Leaks. Dalle tasse evase di Cristiano Ronaldo, i versamenti su conti offshore di Leo Messi e di Josè Mourinho. Fino al caso riguardante il Manchester City, con le attività del club inglese con cui tra il 2012 e il 2016 avrebbe aggirato le regole del Fair Play Finanziario. Finanziamenti appunto mascherati introitati nel club, presentati per entrate dello sponsor Etihad, società sempre legata allo sceicco Mansour. Dei 68 milioni di euro di sponsorizzazione tra maglie e stadio solo 8 sarebbero di origine controllata, mentre gli altri - in barba ai regolamenti Uefa- sarebbero arrivati da una società legata allo sceicco.

Intanto Rui Pinto, estradato dall’Ungheria, si trova attualmente in carcere in Portogallo. Su di lui pendono 171 accuse per hackeraggio, furto di documenti, estorsione ed è in attesa della sentenza da parte della Corte d’Appello di Lisbona. Il portoghese ora 31enne rivela proprio a Der Spiegel: ''Sapevo benissimo i rischi che correvo. So bene che le autorità portoghesi sono inflessibili contro i whistleblower (termine traducibile come segnalatore di illeciti, reati o irregolarità), dunque mi aspettavo queste conseguenze. Ho scritto tutto in un diario, ma le autorità portoghesi me lo hanno sequestrato''. Nel frattempo il Manchester City non si arrende e promette battaglia con il ricorso al Tas mentre Rui Pinto giura: ''Non mi considero un hacker ma un cittadino che agisce per il bene comune. Voglio solo lottare per togliere l’illegalità dal mondo del calcio''.

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