Sacchi e Conte, i replicanti. Il club Italia è un'altra storia

Difficile trasferire il bel gioco di Milan e Juve in nazionale. Colpa degli interpreti: dagli olandesi a Tevez, Pogba e Vidal

Allarme di Conte "Nazionale usata da molti come vetrina per giocare nel club!"
Allarme di Conte "Nazionale usata da molti come vetrina per giocare nel club!"

«Abbiamo riacceso la fiammella dell'entusiamo intorno all'Italia, ora non spegnetela». Antonio Conte, da uomo pragmatico qual è, manda un messaggio di serenità e guarda al «bicchiere mezzo pieno». Ovvero alle quattro vittorie su altrettante partite, a una piccola impronta di gioco costruita in un mese e mezzo di lavoro, alle parate con il contagocce di Buffon e all'unico gol incassato «autoprovocato» da Chiellini. «Non posso andare dietro agli sbalzi d'umore, so che c'è tanto da lavorare ma come ct devo fare un'analisi più ampia», così il nostro selezionatore. Che in questo momento guarda più al risultato che all'estetica. «Se diciamo che mancano i talenti, dopo che mancavano al Mondiale, scopriamo l'acqua calda: pensavate che in un mese e mezzo si risolvesse tutto? - così Conte -. Ci sono calciatori che giocano in azzurro e faticano a trovare spazio nei club: non dobbiamo dimenticarlo ma non dobbiamo neanche scoraggiarci. Lavoriamo per colmare certi deficit».

I numeri dicono che la Nazionale è in testa al suo girone a punteggio pieno, che la qualificazione a Euro 2016 un po' più vicina, visto che al di là della crisi di autostima del calcio italiano ci vorrebbe proprio un capolavoro di autolesionismo per fallirla. In più la qualificazione dell'Under all'Europeo di categoria permetterà la crescita di alcuni elementi più giovani da inserire strada facendo. Non a caso Conte ha citato i tanti «talenti» della Croazia, dicendosi molto curioso di vedere come finirà lo scontro diretto del 16 novembre a Milano.

Detto questo, restano alcuni punti da analizzare. L'Italia di Conte, dopo il buon esordio con l'Olanda e la vittoria in Norvegia, ha certificato la sua «convalescenza» soffrendo le piccole Azerbaigian e Malta. E dare un'identità a questa nazionale è compito ancora arduo: trasferire in azzurro il 3-5-2 della Juve stravincente in A è per Conte una sfida davvero improba. Che di fatto affianca l'allenatore leccese a un suo illustre predecessore, Arrigo Sacchi. Quest'ultimo volle portare in Nazionale il credo tattico dei trionfi con il Milan, ma raggranellò solo un secondo posto al Mondiale del 1994. Sacchi non aveva gli olandesi, arma in più ai tempi rossoneri, Conte - che si basa sul blocco bianconero in difesa - non ha i Pogba, i Tevez, i Vidal o i Lichtsteiner decisivi nell'applicazione del modulo. Cambiano gli interpreti e il risultato, sul piano del gioco e dell'intensità, non può essere lo stesso.

In terra maltese, poi, il gol di Pellè ha portato punti e fiducia per il cammino verso l'Europeo. Ma la gioia del 29enne attaccante salentino è stata provata da tanti altri nel passato: 84 in totale, 14 nell'ultimo quarto di secolo tra cui De Rossi e Cassano. Ma anche Corradi, Lucarelli, Pazzini e Matri, ultimo in ordine di tempo nel 2011 in Ucraina, tutti «meteore» in azzurro. E siccome l'attacco sembra essere il problema maggiore per la nazionale di Conte, bisognerà capire se Pellè, prezioso per la sua stazza fisica, o lo Zaza del debutto siano realmente punte con un futuro roseo. «Siamo poco cattivi davanti alla porta», così il ct nella pancia dello stadio di Ta'Qali. Difficile pensare a un immediato ripescaggio di Balotelli - anche se le porte non sono chiuse - come prematura pare la promozione dei bomber dell'Under.

L'obiettivo di Conte sembra quello di formare il gruppo di giocatori, ottenere la qualificazione e poi lavorare anche sulle varianti. «Ora consolidiamo le certezze, poi si potrà lavorare sulle modifiche e le alternative», la ricetta del ct.

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