Salvate capitan Gigio. L'investitura di Chiellini in una crisi senza fine

Giorgio al passo d'addio gli ha dato la fascia in Turchia, ma Donnarumma fatica a ritrovarsi

Salvate capitan Gigio. L'investitura di Chiellini in una crisi senza fine

Sono passati 262 giorni da quando, appena alzata la Coppa, l'Uefa lo proclamò migliore giocatore dell'Europeo. Oggi Gigio Donnarumma è entrato in un labirinto senza uscita, come dimostra la fiera degli orrori di Konya - nella notte della «penitenza» azzurra -: tanti, troppi scivoloni solo in parte compensati da parate degne del suo nome.

Il divorzio traumatico dal Milan della scorsa estate (chissà se ha dei rimpianti, il suo successore Maignan intanto scala le gerarchie della nazionale transalpina...), con l'uscita improvvisa da una situazione di comfort zone, e l'approdo alla corte degli emiri del Psg doveva essere la svolta della sua carriera. Per ora si è solo riempito il suo conto in banca, a livello sportivo è invece entrato in crisi. Soprattutto dal punto di vista psicologico. L'annata difficile in Francia, dove persino Messi non è riuscito a fare la differenza, i fischi di San Siro a ottobre con la Nazionale arrivati in particolare dai tifosi rossoneri «traditi» e infine il mancato pass per il Mondiale.

Roberto Mancini non lo ha mai messo in discussione in azzurro: per lui Gigio resta quello ammirato quest'estate e non quello che ha forse subìto la pressione mediatica degli ultimi tempi. A Konya è arrivata persino una sorta di investitura per il futuro da parte di Chiellini, capitano di lungo corso e ai titoli di coda con la Nazionale, che gli ha ceduto la fascia e lo ha abbracciato prima di uscire dal campo. D'altronde il portiere 23enne è il più utilizzato dal ct a livello di minutaggio (3.342') e dietro solo a Bonucci e Jorginho per numero di presenze (37 contro 38 dei compagni di Nazionale). «La sua situazione non mi preoccupa, uno come lui è sempre averlo con noi con contro», le frasi di Mancini prima della notte amara di Palermo. Dove Gigio è stato «uccellato» dal tiro da 30 metri di Trajkovski che ci ha fatto perdere il Qatar. Per carità, non che sia stata solo colpa sua, ma gli episodi poi vissuti in Turchia hanno evidenziato il suo stato d'animo poco sereno. Il senso del momento dell'Italia è ben rappresentato proprio da Donnarumma, capace di parare il difficile e ancora in bambola sul facile. Fragilità. Anche psicologica, sua e di tutta la squadra.

Pochettino al Paris ha messo in piedi un continuo ballottaggio tra lui e Navas che doveva farlo crescere e invece sta segnando l'involuzione di Gigio. Nel tracollo del Bernabeu con il Real c'è stato proprio il suo zampino con quel pasticcio tra i piedi che ha portato al pareggio di Benzema e lanciato la rimonta dei Blancos. «È poco sereno», così la stampa francese.

Senza un ombrello protettivo, ovvia la valanga di critiche, specie sui social. «Nel calcio come nella vita bisogna guardare avanti e rimettersi in gioco», aveva detto ai tifosi dopo la disfatta con la Macedonia. Un messaggio anche a se stesso e al suo momento di difficoltà.

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