San Siro ancora stregato Zero gol e tanti fischi

Soltanto un punto contro la squadra più debole del girone. Stadio vuoto, manca il gioco, pochi tiri in porta, troppe paure

San Siro ancora stregato Zero gol e tanti fischi

Nemmeno la musichetta della Champions riesce nel miracolo. Il Milan, il vecchio, caro, grande Milan padrone dell'Europa non sa più vincere. E qui non c'entrano la maledizione di San Siro e nemmeno la cifra tecnica del rivale. L'Anderlecht, detto tra di noi, è il più modesto esponente del girone e lo si intuisce dalle prime battute. Perciò lo zero in profitto e in materia di gol ottenuto ieri sera dal Milan, seguito degli stenti accusati contro Samp e Atalanta in campionato, è ancora più avvilente, è la bocciatura solenne a una squadra diventata piccola, piccola e incapace di aprirsi qualche varco in attacco. Quei tre sigilli di Pazzini a Bologna furono un caso, un episodio isolato, una botta di vita come si dice. E il primo passo in Champions si chiude con un'altra delusione, l'ennesima, un pareggio che stona nel complesso del girone visto che gli spagnoli del Malaga infliggono un pesante 3 a 0 allo Zenit di Spalletti. Nessuna meraviglia per il pareggio che viene alla fine sanzionato da una valanga di fischi e dagli insulti riservati ad Allegri.
Non c'è traccia di gioco, non c'è visione di qualche trama e nemmeno di un numero a sorpresa, un tiro in porta come si deve. Niente. È il vuoto pneumatico e in questo deserto di idee e di buone intenzioni, il Milan continua a scivolare verso una deriva molto pericolosa. Perché qui, dopo il campionato inaugurato con due sconfitte storiche, c'è a rischio, a grosso rischio, anche la Champions e la qualificazione agli ottavi. Mentre i due fuoriclasse finiti a Parigi festeggiano il loro debutto a suon di gol.

La partenza è sempre la stessa: con le gambe che fanno giacomo, giacomo ai milanisti e con la palla che scotta tra i piedi di molti, nuovi e antichi sodali. Così è possibile rivedere Boateng che s'impappina e combina pochissimo fino alla sostituzione, Flamini che sbava una serie di retropassaggi e i difensori che pasticciano vinti dal panico. Insomma è il solito Milan di questi tempi. E fischi dell'intervallo non sono altro che la stroncatura inevitabile resa ancora più amara dai due gol di Thiago Silva e Ibra a Parigi, rivisti nel maxi-schermo con maxi applauso da parte del pubblico.

Ecco l'altra piaga del Milan di oggi: San Siro è proprio vuoto. Si contano meno di diecimila paganti e gli abbonati non raggiungono quota ventimila. Il distacco del popolo rossonero dalla squadra è l'altra piaga di una stagione colma di tormenti e di serate storte. Allegri, questa volta, ci mette del suo. Nel senso che per evitare gli altri spettacoli deprimenti apparecchiati con Samp e Atalanta corregge il sistema di gioco disegnando sul prato l'alberello di Natale così caro a Carlo Ancelotti. Meglio sgomberare subito il terreno da ogni tentazione di paragone. Perché allora c'era Shevchenko in cima all'alberello e dietro di lui Kakà, che qui dovrebbe essere rimpiazzato da Boateng il quale non indovina né un dribbling né un tiro e nemmeno una giocata. Come si può capire al volo non è il diverso schieramento di Emanuelson e Boateng alle spalle di Pazzini che può offrire dignità di gioco, quasi fosse un tocco di bacchetta magica.
Dopo quella partenza piena di ansie da prestazione e di molte incertezze, qualcosina di discreto è possibile annotare: tipo un paio di incursioni di Flamini ed Emanuelson in area belga che sono però ben poca cosa rispetto all'occasione capitata, inizio della ripresa, a Biglia il quale dalla parte di Antonini gode di libertà assoluta. Non mancano nemmeno le occasioni che testimoniano un periodo nero: per esempio sul colpo di testa di El Shaarawy che ha il merito di trasferire nelle sue cadenze un pizzico di intraprendenza. Meglio questo che l'elettroencefalogramma piatto di Boateng e del resto della compagnia.

I cambi, che sono poi l'ultima risorsa, non offrono alcun contributo. Allegri vi ricorre puntualmente, per necessità in qualche caso, e per bisogno: El Shaarawy, Constant e Yepes sono le vitamine a disposizione. Allora perché meravigliarsi di questo zero a zero in Champions?

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