Santo Stefano ritrova il pallone ma a Frosinone si pranza allo stadio

L'ultima volta si giocò nel 1971: anche allora la Juve era in testa E il Parlamento era in tumulto per l'elezione di Leone presidente

Santo Stefano ritrova il pallone ma a Frosinone si pranza allo stadio

L' ultima volta fu il Settantuno. Si preparavano veglionissimi. La neve era scarsa, i soldi quasi, mamme e nonne faticavano, in cucina, a preparare brodi, ragù e pasta ripiena. In memoria di Telesforo Fini, eroe dell'industria modenese, re dei tortellini in ogni dove, scomparso proprio alla vigilia del Natale. Questo potrebbe chiamarsi contorno ma, tanto per ribadire che certi vizietti si ripetono da sempre, erano giorni di grandi tumulti in Parlamento, al ventiduesimo scrutinio Giovanni Leone si ritrovò con un voto in meno per essere eletto presidente della Repubblica. Venne meno, tragicamente, il senatore democristiano Annibale Fada e così diccì, pri, pli, psdi e altoatesini raccolsero 503 voti contro i 504 necessari per l'elezione. Dai banchi della sinistra che appoggiava Pietro Nenni arrivato a 408 voti, arrivarono strilli e urla di ogni tipo, anzi del tipo eterno fascisti fascisti, La Malfa buffone e giù altri insulti e addirittura il Ripa di Meana che tentò di aggredire il repubblicano Campagna e venne fermato, durante la colluttazione, dai commessi. Sandro Pertini lesse l'esito della votazione venticinque minuti dopo la conclusione dello scrutinio, anticipando i tempi del contemporaneo Dazn. Giovanni Leone sarebbe stato poi eletto un giorno appresso, Colombo, Emilio presidente del consiglio, rassegnò le dimissioni, toccò a Giulio Andreotti il tenativo di formare un nuovo governo, Leone fu costretto a sciogliere le Camere, atto inedito.

Dunque tutto è cambiato perchè nulla cambiasse, secondo usi e costumi gattopardeschi. In verità qualcosa è cambiato. La serie A giocò quel giorno di Santo Stefano l'undicesima giornata di campionato e avrebbe offerto il bis il due di gennaio. Roba buona dai campi, l'Inter con lo scudetto sul petto pareggiò a Firenze e restò a sei punti dalla capolista che, indovinate un po' le circostanze, era la Juventus di Cestmir Vycpalek che superò con una doppietta di Pietro Anastasi il Mantova. Il Milan, che stava a due punti dai bianconeri, superò il Verona. Non c'erano altre distrazioni, I canali televisivi due erano e, ovviamente, in mano alla Rai, freschi delle prove a colori lanciate con il mondiale messicano; al cinema imperversavano Trinità e Mastroianni che, tra l'altro, capeggiava i contribuenti romani con 90 milioni di reddito e 30 di tasse.

Un'Italia così lontana da averla smarrita anche nella memoria e che oggi viene ripristinata soltanto nelle abitudini pallonare. C'è chi sostiene che il calendario natalizio segua la tradizione inglese ma Frosinone-Milan all'ora del pranzo è un vile attentato alla riunione di parenti e affini, al recupero del cenone della sera prima, allo smaltimento pigro e leggero che viene, invece, ostacolato dalla presenza di Gattuso&company.

Poi c'è il pomeriggio, tre apericena e l'happy end esclusivo, con un sontuoso Inter-Napoli che però verrà disertato da Nainggolan, al quale sarà concesso, al massimo, di giocare con le cartelle della tombola. E che non provi ad arrivare in ritardo al momento del primo estratto.

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